Repertorio informatizzato delle fonti documentarie e letterarie della Sardegna

Repertorio informatizzato delle fonti documentarie e letterarie della Sardegna

Secolo XIV – I

I

Il Pontefice Bonifazio VIII scrive al Podestà e Comune di Pisa, affinché prestino aiuto e favore a D. Giacopo re di Aragona nell’impresa, o spedizione armata ch’egli intendea fare in Sardegna, per conseguire di fatto l’isola, che assieme alla Corsica eragli stata conceduta in feudo dalla Chiesa Romana.

(1303, 20 aprile).

Secolo XIV – IV

IV

Mariano III. giudice di Arborea accorda a Parasone, e Giovanni de Ponti, a Giovanni de Scano, e Giorgio Seque, e loro eredi maschi, la esenzione da tutti i tributi soliti pagarsi nel regno di Arborea, coll’obbligo per parte dei medesimi, e di detti loro eredi, di custodire e riparare il gran ponte di Oristano, di abitare presso il medesimo nelle case ivi costrutte, e di non dipartirsene senza il permesso di detto giudice; e ciò al fine di mantenere sempre libero il transito sullo stesso ponte.

(1310, 31 marzo).

Secolo XIV – IX

IX.

Giacomo II re di Aragona, in ricambio dei servigi, e degli aiuti prestatigli da Ugone III Giudice di Arborea per il conquisto della Sardegna, e della profferta da lui fattagli di aiuti ulteriori, e di riconoscerne il supremo dominio, gli promette di conservarlo nella integrità, e nella legittima possessione dei suoi stati, dritti, ed onori nell’isola, e di accordargli eziandio maggiori grazie, e favori, assieme ai di lui amici ed alleati, tosto che il suddetto conquisto otterrà il suo pieno e definitivo compimento.

(1322, 29 dicembre).

Secolo XIV – X

X.

Giacopo II re di Aragona accorda a Ugone III Giudice di Arborea ampia facoltà, e pieni poteri di offrire, promettere, e concedere feudi, franchigie, grazie, compensi e premi alle comunità, e agl’individui, che fossero disposti a riconoscerne il dominio Aragonese in Sardegna, ed a seguire le parti di detto Giudice, e cooperare con lui per la felice riuscita della conquista dell’isola.

(1322, 29 dicembre)

Secolo XIV – XI

XI.

Ugone III giudice di Arborea scrive a Giacopo II re di Aragona, sollecitandolo a venire prontamente in Sardegna, come avea promesso; gli fa sapere di aver impedito ai suoi nemici di munire d’armi e di uomini le terre e i luoghi da loro dipendenti; di averne fatto uccidere un gran numero; ma che non potendo più a lungo resistere da sé solo, e trovandosi esposto a gravi pericoli per avere così apertamente sostenuto la di lui causa, lo eccita a mandargli intanto trecento soldati, e mille balestrieri, ch’egli prenderebbe ai suoi stipendi, onde ridurre a soggezione le parti dell’isola avverse al dominio Aragonese.

(1323, —- , 18 aprile).

Secolo XIV – XII

XII.

Diploma del re Don Giacomo II di Aragona, col quale sono conceduti vari privilegi, e franchigie alla città di Sassari, fra le quali la esenzione dai tributi, e servizi reali, la riduzione dell’oste e della cavalcata a quattro mesi soltanto, e dentro l’isola, il riconoscimento dei notai creati dal Comune, e dei loro atti, e la definizione di qualunque lite nel proprio paese, con divieto di trarre i Sassaresi fuori di Sardegna per causa delle medesime.

(1323, 7 maggio).

Secolo XIV – XIII

XIII.

Paolino Doria scrive da Oristano a suo zio Piacentino Doria, dandogli notizia del suo viaggio da Savona a Sardegna, e dello stato delle cose pubbliche nell’isola; della guerra mossa da Ugone (III) di Arborea ai Pisani; della battaglia combattuta fra i medesimi, nella quale  rimasero uccisi sul campo mille e più Pisani; del come i Sardi generalmente parteggiassero col detto Ugone pel re di Aragona, e desiderassero la di lui venuta ed il di lui dominio; della cacciata di tutti i Genovesi di parte guelfa da Sassari; della concordia di Branca Doria col giudice di Arborea; e della lettera inviatagli per mezzo di Ugone da Bernabò Doria, che trovavasi in Alghero col di lui padre.

(1323, 13 maggio).

Secolo XIV – XIV

XIV.

Napoleone, cardinale diacono del titolo di S. Adriano, scrive a D. Giacomo II re di Aragona dalla città di Avignone; gli manifesta la sua contentezza pe’ soccorsi inviati a Ugone giudice di Arborea, e per la spedizione armata, capitanata dall’Infante D. Alfonso, che si preparava per la conquista della Sardegna: lo informa dello stato, in cui egli avea lasciato l’isola, e di quanto avea operato il suddetto Ugone contro i Pisani, dichiarandosi per il primo a favore della causa regia; magnifica perciò i meriti grandissimi del giudice; e dice di avergli scritto efficacemente, e che gli scriverebbe di nuovo, affinchè recasse ad effetto quanto si era concertato alla sua presenza, e dell’arcivescovo di Arborea, da Vitale di Villanova, e Guglielmo Olomario ambasciatori di esso re di Aragona da una parte, e Mentanario inviato di Ugone dall’altra, tosto che l’Infante arriverebbe a Sardegna.

(1323, 23 maggio).

Secolo XIV – XV

XV.

I capitani di guerra di Villa di Chiesa (Iglesias) in Sardegna scrivono agli anziani, al difensore, e al capitano generale della masnada, e dei cavalli del Comune di Pisa, chiedendo armi, munizioni, e vettovaglie per la difesa della terra commessa alla loro custodia, e informandoli che la flotta aragonese, che trasportava l’armata destinata per la conquista dell’isola, era giù in vista nel mare presso Oristano, e che Ugone (III) giudice di Arborea si trovava accampato in vicinanza di Pavilione (Pabillonis) con gran nerbo di fanteria, e di cavalleria.

(1323, 11 giugno).

Secolo XIV – XVI

XVI.

Il corriere Guiccio da Fabriano, arrestato per via con la lettera dei capitani di guerra di Villa di Chiesa, ed esaminato diligentemente da Pietro di Serra capitano della masnada di Ugone giudice di Arborea, dà ampie informazioni sullo stato di difesa, e sulle condizioni in cui allora si trovavano la terra suddetta, e il castello di Castro.

(1323, 12 giugno).

Secolo XIV – XVII

XVII.

Ugone III di Arborea scrive all’Infante D. Alfonso di Aragona; gli dice di aver ricevuto la sua lettera; e lo informa, ch’egli si trovava accampato a dieci miglia di distanza dal castello di Cagliari; che l’indomani si spingerebbe più innanzi, onde impedire le vettovaglie ai difensori del castello; e che intanto avea impedito le devastazioni e gl’incendi che i Pisani commettevano tutto all’intorno; lo consiglia ad approdare al porto di Solci; lo previene, che colà gli si presenteranno, per ricevere gli ordini, Aldobrando di Serra, e Gomita di Azene, potenti Solcitani, suoi devoti, e fautori; gli dà notizia di parecchi altri fatti relativi alla guerra contro i Pisani, ed alla spedizione aragonese per la conquista della Sardegna; e gli trasmette la lettera dei capitani di Villa di Chiesa stata intercettata, e la deposizione del corriere Guiccio de Fabriano.

(1323, 12 giugno).

Secolo XIV – XVIII

XVIII.

L’Infante D. Alfonso di Aragona scrive a Ugone di Arborea, che avea differito, per mancanza di sufficienti carriaggi, la sua marcia dal porto di Palma di Solci a Villa di Chiesa; che però manderebbe innanzi tre o quattrocento soldati verso Villa Massargia; e che intanto si raccomandava a lui, acciò gli fornisse al più presto i mezzi di trasporto, e le vettovaglie necessarie per l’esercito, giacchè senza il di lui efficace e potente aiuto non potrebbe riuscirgli felicemente l’impresa, per cui egli era venuto in Sardegna.

(1323, 17 giugno).

Secolo XIV – XIX

XIX.

L’Infante D. Alfonso partecipa a suo padre D. Giacomo II re di Aragona il suo arrivo al porto di Solci in Sardegna, lo informa di molte circostanze relative al suo viaggio, alla sua impresa, ed alla cooperazione prestata alla causa regia, contro i Pisani, da Ugone giudice di Arborea; lo previene che andava a mettersi in marcia coll’esercito verso Villa di Chiesa; e gli dice, che conferirebbe a voce con detto giudice, e con Bernaba, e Branca Doria, sovra quanto era stato trattato a riguardo delle faccende dell’isola.

(1323, 18 giugno).

Secolo XIV – XX

XX.

L’Infante D. Alfonso di Aragona, ricevuto dagl’inviati del Comune di Sassari il giuramento di fedeltà, conferma al medesimo Comune le concessioni fattegli poco innanzi dal re Don Giacomo, e gli accorda nuovi privilegi, riguardanti specialmente il suo commercio interno, ed esterno, la nomina del suo Podestà, e la restituzione dei servi fuggitivi.

(1323, 4 luglio).

Secolo XIV – XXI

XXI.

L’Infante D. Alfonso, in virtù di speciali e pieni poteri conferitigli da suo padre D. Giacomo II re di Aragona, concede in feudo nobile a Ugone III, e ai suoi eredi d’ambo i sessi, il giudicato di Arborea, con le città, ville, castella, e luoghi tutti da lui posseduti in Sardegna; e Ugone presta solenne omaggio, e il giuramento di fedeltà al suddetto re di Aragona e suoi Reali successori.

(1323, 5 luglio).

Secolo XIV – XXII

XXII.

L’Infante D. Alfonso fa sapere a Ugone di Arborea di aver ricevuto avviso, che nei mari di Sacrabus si vedevano quattrocento galee, le quali si dirigevano verso Capo Carbonara, e si sospettava essere legni nemici (cioè pisani); e perciò lo avvertiva di tenersi pronto co’ suoi pedoni, e cavalli, per correre dove ne fosse il bisogno, e di collocare speculatori nei luoghi opportuni per dar gli avvisi con segni convenuti; e intanto lo previene di aver fatto armare a difesa tutte le galee, ed i legni aragonesi, ordinando al suo ammiraglio di tenersi pronto per ogni evento nelle acque di Cagliari.

(1323, 12 ottobre).

Secolo XIV – XXIV

XXIV.

Ugone III di Arborea scrive a Don Giacomo II. re di Aragona, che Villa di Chiesa, dopo stretto assedio, si era finalmente resa a patti, e che l’Infante Don Alfonso, salvate ai pisani che la difendevano le persone e gli averi, vi avea fatto il suo solenne ingresso, e vi era stato ricevuto con grande onore, e con molta gioia pubblica.

(1324, 7 febbraio).

Secolo XIV – XXV

XXV.

L’Infante D. Alfonso di Aragona scrive a Ugone III giudice di Arborea, che, lasciata in Villa di Chiesa (Iglesias) la propria moglie (l’Infante Donna Teresa), andava a porre l’assedio al castello di Cagliari; e siccome trovavasi senza denaro per pagare le truppe, lo prega di fornirgliene, e di vettovagliare eziandio la suddetta Villa di Chiesa.

(1324, 13 febbraio).

Secolo XIV – XXVI

XXVI.

Ugone III di Arborea scrive a Don Giacomo II. re di Aragona, che la flotta pisana, composta di trentasei galee, e di molti altri legni, avea approdato tre giorni avanti nel porto di Terranuova (in Sardegna); che sulla medesima vi erano mille dugento cavalli, e cinquemila fanti, oltre molte altre genti d’arme, che i pisani aveano nell’isola; ch’egli n’avea subito dato avviso all’Infante D. Alfonso, il quale trovavasi all’assedio di Cagliari; e che perciò esso re D. Giacomo si affrettasse di spedire senza ritardo buoni rinforzi d’armi, e di armati.

(1324, 19 febbraio).

Secolo XIV – XXVII

XXVII.

L’Infante Don Alfonso di Aragona rivoca le concessioni delle ville di Gerito, di Ottava, di Eristola, e di Cherchi fatte a Guglielmo Culomario, a Marabottino Marabotto, e a Margherita Rappallino, perché contrarie ai privilegi, ed alle franchigie precedentemente concedute al Comune di Sassari.

(1324, 19 aprile).

Secolo XIV – XXVIII

XXVIII.

Ugone III di Arborea partecipa a Don Giacomo II re di Aragona, che i Pisani, non potendo più reggere nella difesa del castello di Castro, dentro il quale erano assediati dall’esercito sardo-aragonese, erano finalmente discesi a patti coll’Infante Don Alfonso, ed aveano convenuto col medesimo di rendere al re di Aragona la detta fortezza con tutte le altre castella, ville, luoghi, territorii, stagni, e saline, che possedevano in Sardegna, a condizione però di ritenere in feudo il detto castello di Castro, con le sue ville o borghi, col porto e con lo stagno; lo che era stato loro conceduto; dopo di che il detto Infante avea fatto il suo solenne ingresso in Cagliari, e vi avea inalberato il vessillo reale.

(1324, 19 giugno).

Secolo XIV – XXIX

XXIX.

L’Infante Don Alfonso di Aragona manda suoi ambasciatori, e riformatori in Sardegna Bernardo di Boxadòs, e Filippo di Boyl, e scrive a Ugone III. di Arborea di averli incaricati eziandio di conferire con lui a voce per alcuni affari, che non sono indicati nella lettura.

(1325, 9 marzo).

Dai Reg. Archiv. di Barcellona, Registr. Sardiniae ab ann. MCCCXXV. Ad MCCCXXVI. fol. XL.

Secolo XIV – XXX

XXX.

Il Comune di Sassari condanna nel capo Branca d’Oria, lo bandisce perpetuamente dal suo territorio, decreta la confisca dei di lui beni, e vieta a tutti i Sassaresi di contrarre vincoli matrimoniali, e di avere relazione qualunque co’ di lui figli, ordinando che se ne faccia sacramento dagli anziani, e dagli altri cittadini, nel Consiglio maggiore.

(1325, 17 marzo).

Secolo XIV – XXXI

XXXI.

Giacopo II re di Aragona, per mezzo di un suo ambasciatore, e procuratore speciale, presta giuramento di fedeltà al Pontefice Giovanni XXII. pel regno di Sardegna e di Corsica concedutogli in feudo dalla Chiesa Romana. E il Pontefice in questa occasione gli condona per un decennio la metà dell’annuo censo di duemila marche di argento, e del servizio militare, che in forza della investitura dovea pagare e prestare alla Sede Apostolica.

(1325, 21 giugno).

Secolo XIV – XXXII

XXXII.

Trattato di pace conchiuso tra Don Iacopo II. re di Aragona, e l’Infante Don Alfonso suo figlio primogenito, colla repubblica pisana, in virtù del quale quest’ultima cede definitivamente ogni suo dritto, possessione, e dominio sulla Sardegna al suddetto Sovrano, e ai Reali suoi successori, medianti alcuni compensi, ed esenzioni, e la concessione in feudo alle Curatorie di Tragenta e di Ghippi.

(1326 [1327, sti. pis.], 25 aprile).

Secolo XIV – XXXIII

XXXIII.

L’Infante Don Alfonso di Aragona raccomanda con sue lettere a Ugone III. giudice di Arborea il suo Consigliere Raimondo di Montepavone, che dovea trasferirsi a Sardegna per prendere il comando del castello di Cagliari affidato alla sua custodia, e quello della podesteria della città di Sassari, e del capitanato del regno di Logudoro, dappoichè la detta città ritornerebbe sotto l’obbedienza, ed alla fede regia.

(1326, 27 maggio).

Secolo XIV – XXXIV

XXXIV.

Don Iacopo II re di Aragona, dopo la pace conchiusa colla repubblica Pisana, concede in feudo alcune ville, terre, e luoghi della Sardegna al conte Bonifazio figliuolo del conte Gherardo, e a Tommaso, Gaddo e Barnaba pupilli, e figliuoli del conte Ranieri di Donoratico.

(1326, 18 dicembre).

Secolo XIV – XXXVII

XXXVII.

L’infante Don Alfonso di Aragona ordina la restituzione a favore del Comune di Sassari dell’antico dritto di riscossione di un denaro per lira, solito pagarsi nel porto di Torres per la importazione ed esportazione di generi, e merci di ogni specie; il qual dritto, destinato specialmente per la manutenzione di quel porto, pel riattamento e l’ampliazione del molo, e per la costruzione di due torri, era stato arbitrariamente applicato al tesoro Regio.

(1326, 26 dicembre).

Secolo XIV – XXXVIII

XXXVIII.

L’Infante Don Alfonso concede amnistia, e rimette la pena di confino e di relegazione, in cui erano incorsi alcuni cittadini sassaresi, per causa di tumulti succeduti nella città di Sassari, e di eccessi commessi contro il Podestà, e i ministri regii.

(1326, 26 dicembre).

Secolo XIV – XXXIX

XXXIX.

Il Re Don Giacopo II di Aragona concede molti privilegi, dritti ed esenzioni agli abitanti del castello di Cagliari, determina i confini di quest’ultimo, e dei suoi sobborghi, l’estensione del suo territorio, le ville, e i luoghi tutti nel medesimo compresi; e perché possa maggiormente, e più prontamente popolarsi, ordina che gli abitanti del comune di Bonaria si trasferiscano a detto castello, e vi fissino il loro domicilio, e dà in coerenza gli opportuni provvedimenti; concedendo altresì varie franchigie per attirarvi ad abitarlo i Catalani, e gli Aragonesi.

(1327, 25 agosto).

Secolo XIV – XL

XL.

Alfonso re di Aragona rinnova, e conferma, con varie ampliazioni, a favore di Ugone III giudice di Arborea la concessione, e la investitura di detto giudicato, e delle città, ville, curatorie, terre, ed altri luoghi da lui posseduti in Sardegna, che gli avea già data nel 1323, ed era stata confermata dal re Don Giacomo II. E Pietro, figlio primogenito di Ugone, e Guidone arcivescovo Arborense, suoi inviati e procuratori, accettano a di lui nome la nuova concessione, ed investitura, e prestano per lui al detto re Don Alfonso l’omaggio ligio, e il giuramento di fedeltà.

(1328, 1 maggio).

Secolo XIV – XLI

Alfonso re di Aragona accorda a Ugone III giudice di Arborea la facoltà di conferire ai suoi figli maschi e legittimi la dignità, e il titolo di Conte, Visconte, o Marchese, a suo arbitrio e piacimento, e di poterli in tal guisa nominare, e onorare, sia nelle loro persone, che nei loro eredi e discendenti, secondo che allo stesso Ugone paresse conveniente di stabilire ed ordinare.

(1328, 1 maggio).

Secolo XIV – XLII

Investitura dei feudi di Arborea, e concessione di beni allodiali nella stessa provincia e giudicato, fatta dall’imperatore Lodovico il Bavaro, a favore di Giacomina vedova di Chiano, o Giovanni, già giudice di quegli stati, e moglie in seconde nozze del conte Tedice della Gherardesca.

(1329, 12 febbraio).

Secolo XIV – XLIII

Il re Don Alfonso di Aragona scrive all’arcivescovo di Cagliari, affinchè desista dalla domanda fatta alla Sede Apostolica per la riscossione delle decime nella sua diocesi, e si contenti delle altre rendite del suo episcopato, come aveano fatto i suoi predecessori, perché, secondo le consuetudini d’Italia, non si era mai per lo innanzi pagata decima veruna ai prelati del regno di Sardegna.

(1332, 31 agosto).

Secolo XIV – XLIV

Domande fatte dagli amministratori del comune di Pisa in Trigenta e Gippi, curatorie di Sardegna, a Raimondo di Cardona governatore generale dell’isola, con le quali protestano di non volere, e non dover pagare le gravezze impostegli per la guerra del re di Aragona con i baroni d’Oria, attesa la esenzione e le immunità con le quali era stata conceduta ai Pisani la investitura di detti feudi. – Rescritto del sopradetto governatore, che sottopone i Pisani al pagamento di dette gravezze, a motivo delle angustie, nelle quali si trovavano le rendite della Sardegna; e ordini relativi ai ministri regii di riscuoterle.

(1335, 17 e 24 maggio).

Secolo XIV – L

Atto di concordia tra il Pievano della chiesa maggiore di S. Nicolò, ed i parroci urbani di Sassari, nel quale sono stabiliti i confini delle rispettive parrocchie, le possidenze, i dritti onorifici ed utili delle medesime, e le relazioni d’ordine, e di giurisdizione tra la Chiesa matrice, e le Chiese filiali, e succursali, in conformità all’atto del 1278 che si conferma.

(1336, 10 ottobre).

Secolo XIV – LI

Il re di Aragona Don Pietro IV conferisce il titolo e la dignità di Conte di Goceano (de Guciano) a Mariano di Arborea, in ricompensa della sua fedeltà, e dei grandi servigi resi da lui, e dal suo padre Ugone III alla causa aragonese nel conquisto della Sardegna.

(1339, 11 settembre).

Secolo XIV – LII

Giovanni Burdonese, cittadino, e ambasciatore del Comune di Pisa, chiede a Pietro III. visconte di Basso, e giudice di Arborea, che a forma della delegazione a lui fatta dal re di Aragona nel 1338 pronunci, e decida sopra le occupazioni fatte da alcuni sardi e catalani di parecchie terre e castella spettanti al detto Comune di Pisa. Risposta del mentovato giudice di Arborea, che ricusa l’incarico affidatogli, e dichiara di non volersi intromettere in tali questioni, e pronunciarvi giudizio.

(1340, 10 maggio).

Secolo XIV – LIII

Le repubbliche di Genova, e di Pisa, per mezzo dei loro procuratori Corrado di Credenza, e Michele Lante di Vico, prorogano la tregua di anni venticinque stabilita e conchiusa nel 31 luglio 1299 (1330 stil. pis.); cassano i capitoli di detta tregua, i quali aveano già avuto la loro esecuzione; stringono lega offensiva e difensiva per due anni, dopo spirato il termine della tregua medesima; e devengono a convenzioni speciali riguardo al modo di rifare i danni, cancellare i bandi, i processi, i lodi, e le rappresaglie, di trattare i ribelli, e di riservare i debiti privati, con soddisfazione reciproca, e pel rassodamento della pace.

(1341, [1342, stil. pis.], 24 giugno).

Secolo XIV – LIV

Francesco di S. Clemente Vicario del castello di Cagliari per il re di Aragona ordina a Ricucco Ricucchi Vicario generale dei conti della Gherardesca di render conto ai medesimi del governo da lui avuto, e che aveva anche allora, delle possessioni di detti conti in Sardegna.

(1348, 15 marzo).

Secolo XIV – LV

Il re di Aragona D. Pietro IV. revoca tutte le lettere di marca, pignorazioni, e rappresaglie concedute da lui, e dai suoi predecessori, ai propri sudditi contro i mercatanti pisani, e proibisce, che sulle loro mercanzie provenienti dalle loro terre, e dai loro porti, si riscuota dritto o gabella di sorta, a forma del trattato di pace conchiuso, e vegliante tra esso Re, e il Comune di Pisa.

(1349, 22 gennaio).

Secolo XIV – LVII

Gli uomini del Comune di Alghero (Allegerii), e del suo distretto, riuniti in generale consiglio, e Pietro D’Orio, vicario dello stesso Comune, costituiscono loro procuratore ed ambasciatore il medico Antonio di Filippo, e gli conferiscono le più ampie facoltà, acciò, trasferendosi a Genova, tratti, conchiuda, e stabilisca col Doge di quella repubblica, e col suo consiglio, tutti quegli accordi, patti, e contratti che stimerà necessari pel loro interesse, e difesa, contro il re di Aragona, e i catalani loro nemici.

(1353, 1 gennaio).

Secolo XIV – LVIII

Nicolò di Cassano D’Oria, per sé, e pe’ suoi fratelli Enrietto, Antonio, Guglielmo, Tebaldo, e Odoardo, Luca di Mariano D’Oria, e Anfreone di Alaone D’Oria, conferiscono ampio mandato al giurisperito Alaone D’Oria per stringere a loro nome col Comune di Genova tutti gli accordi, contratti, e leghe che saranno necessarie per la difesa delle terre, ville, castella, luoghi, e dritti, ch’essi possedono in Sardegna, e della parte loro spettante nella terra, luogo, e castello di Alghero (Allegerii), contro il re di Aragona, e i Catalani.

(1353, 2 gennaio).

Secolo XIV – LIX

Il re D. Pietro IV. di Aragona autorizza con sue lettere patenti i notai, o scrivani del Comune di Pisa, che si trovassero, o andassero in Sardegna per esercitarvi le funzioni loro affidate dal Comune, all’esercizio eziandio del notariato pubblico, durante il tempo del loro uffizio, accordando ai medesimi facoltà di rogare stromenti fra i pisani, e per cose appartenenti al detto Comune, ed uomini di Pisa, purché però in ciascun atto spieghino, che ciò eseguiscono, come ogni altro notaio pubblico, in virtù della speciale autorizzazione regia stata loro accordata.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LX

D. Pietro IV. re di Aragona dà facoltà ai Vicari del Comune di Pisa, residenti in Sardegna per l’amministrazione dei feudi che il Comune vi possedeva, di portare armi offensive, e difensive, e di farsi accompagnare da due uomini armati per tutta l’isola.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXI

Pietro IV. re di Aragona revoca la lettera di marca e le rappresaglie, ch’erano state ordinate da lui, e dai re suoi predecessori contro i Pisani nell’isola di Sardegna, e in tutti gli altri suoi stati, e permette loro di negoziarvi e starvi liberamente, senza pagamento veruno di tasse sopra le robe, e sopra le persone.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXII

Il suddetto Re di Aragona D. Pietro IV. disapprova le violenze commesse dai suoi sudditi contro i cittadini e negozianti pisani, in contravvenzione alla pace, ch’egli avea col Comune di Pisa, e provvede affinchè nell’avvenire non si commettano atti somiglianti, e possano i pisani, come amici, liberamente negoziare e stare in tutti li suoi stati.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXIII

Il re di Aragona D. Pietro IV. rinnova al Governatore, ai Capitani, ai Podestà, ed agli altri Ufficiali regi in Sardegna gli ordini, che avea loro dati nel 1347, e 1349, affinchè lasciassero esportare liberamente, e senza verun dazio, dall’isola tutta le granaglie provenienti dai luoghi, che il Comune di Pisa vi tenea in feudo, e che dipendevano dal medesimo.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXIV

Il suddetto Re di Aragona ordina al Governatore, ed agli altri uffiziali Regi di Sardegna, che procedano rigorosamente contro gli autori del misfatto commesso sulla persona di Dottino Bonaria, Chiarento, e Pasqualino da Piombino distrettuali di Pisa, i quali, capitanando tre barche cariche di merci, erano stati assaliti nel 1351 da una galeotta armata nei mari di Terranuova, luogo marittimo dell’isola, spogliati di ogni avere, e barbaramente uccisi con tutto l’equipaggio.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXV

Lo stesso re di Aragona D. Pietro IV rinnova gli ordini già dati nel 1347 e 1349 al Governatore, ed agli altri ufficiali Regi di Sardegna, affinchè i Pisani non siano ulteriormente molestati da Stefanino Olivar barone della villa di san Mazacio (odierno Samatzai), il quale pretendeva esigere multe e penali da detti Pisani, perché il bestiame dei loro feudi era entrato a pascolare in un salto appartenente al territorio di detta villa, essendo per antica consuetudine promiscuo il pascolo di bestiami nei confini dei rispettivi territori delle ville possedute in feudo nell’isola dal comune di Pisa, e da altri signori, o baroni.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXVI

Il Re di Aragona D. Pietro IV scrive al Governatore, ed agli altri uffiziali Regii di Sardegna, ingiungendo ai medesimi, che, a tenore dei patti convenuti tra i sovrani suoi predecessori e il comune di Pisa, non frappongano impedimenti al libero esercizio della mercatura per parte dei Pisani nelle ville, e luoghi, ch’essi possedevano nell’isola, rinnovando in tal rispetto gli ordini già dati sullo stess’oggetto nel 1347 e 1349.

(1353, 14 febbraio)

Secolo XIV – LXVII

Il Re di Aragona rinnova al Governatore ed agli ufficiali Regii di Sardegna gli ordini già dati nel 1347 e 1349 per la restituzione della somma ch’era stata indebitamente esatta da alcuni comuni della Barbagia dipendenti dalla repubblica di Pisa a titolo di rifacimento di danni verso alcuni mercatanti, ch’erano stati depredati nei territorii di detti comuni.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXVIII

Pietro IV re di Aragona rinnova il comando già dato nel 1347 e 1349 al Governatore e agli uffiziali Regii di Sardegna, affinchè i Pisani stati espulsi dal castello di Cagliari siano indennizzati a giusto estimo del valore delle case e delle possessioni, delle quali furono spogliati; e ciò per adempiere alle condizioni della pace stipulata tra il re D. Giacomo suo avo e il re D. Alfonso suo padre da una parte, e il comune di Pisa dall’altro.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXIX

Lo stesso Re di Aragona ordina al Governatore, e a tutti gli ufficiali Regii in Sardegna di osservare puntualmente i patti, pe’ quali spettava al comune di Pisa la giurisdizione alta e bassa nelle ville e luoghi che ancora possedeva nell’isola a titolo di feudo, e di non turbare, né impedire in verun modo il libero esercizio di tale giurisdizione.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXX

Pietro IV re di Aragona rinnova al Governatore, ed agli altri uffiziali Regii in Sardegna gli ordini che avea già dato nel 1347 e 1349, affinchè si cessasse dall’abuso di esigere dai Pisani l’uno per cento su tutte le merci ch’estraevano, e che importavano nel castello di Cagliari, e si osservasse invece l’antica consuetudine, per cui gli stessi Pisani erano esenti da ogni dazio nell’introdurre e nell’esportare le loro mercanzie, ed altri generi di qualunque specie da detto castello.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXI

Ordinazione Regia di D. Pietro IV di Aragona, con la quale si comanda al Governatore, ed agli altri uffiziali Regii di Sardegna di far restituire al comune di Pisa le somme, che Alfonso di Ledrera avea estorto dagli abitanti di una villa, che lo stesso comune possedeva nell’isola a titolo di feudo, asserendosene creditore, senza darne alcuna prova.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXII

Il re di Aragona ordina al Governatore di Sardegna di esaminare in via spedita e sommaria la questione insorta tra il comune di Pisa, e ser Duodo borghese e notaio di Villa di Chiesa (attuale Iglesias), il quale per certa somma di denaio, di cui asseriva essere creditore, si era messo in possesso della villa e tenuta di Palus già conceduta in feudo allo stesso comune dal re D. Giacomo II, e dall’infante D. Alfonso; e laddove gli risultasse non sussistere il credito, facesse restituire la villa e la tenuta medesima al feudatario.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXIII

Lettere del re D. Pietro di Aragona al Governatore di Sardegna, con le quali rinnova gli ordini già dati nel 1347 e 1349 acciò fosse restituita al comune di Pisa la somma, ch’era stata violentemente estorta a titolo di sussidio dagli ufficiali Regii all’amministratore dei feudi, che lo stesso comune possedeva nell’isola, in occasione del matrimonio della figlia del re Don Alfonso col re di Maiorca, benché tali feudi, secondo i patti giurati, fossero esenti da ogni censo, e servizio.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXIV

Il re di Aragona scrive al Governatore di Sardegna, che eseguisca immediatamente gli ordini già dati nel 1347 e ripetuti nel 1349, per la restituzione di alcune case esistenti presso il porto di Cagliari, che il comune di Pisa avea dato con altre terre e possessioni ai custodi del ponte nuovo di Ex-pino per la conservazione del medesimo, le quali erano state, ed erano anche allora indebitamente occupate dagli ufficiali Regii; e perché al tempo istesso li detti custodi fossero rifatti dei danni, ch’essi asserivano aver sofferto per causa di tale indebita occupazione, e riclamavano a ragione di cinquanta fiorini d’oro all’anno.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXV

Il re D. Pietro IV di Aragona ordina la pronta restituzione delle somme, che il comune di Pisa era stato astretto a sborsare in Sardegna pe’ feudi che vi possedeva, in occasione della guerra sostenuta in Logudoro dalle armi regie contro i ribelli nobili d’Oria, con violazione dei patti giurati tra il re D. Giacomo II e l’Infante D. Alfonso da una parte, e lo stesso comune dall’altra, in virtù dei quali quest’ultimo non era tenuto a prestar sussidio, né di andare a oste co’ regii, salvo che si tentasse, o si temesse invasione dell’isola, o di parte di essa, per mezzo di armi straniere.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXVI

Il re di Aragona rinnova al governatore generale, e agli altri ufficiali regii di Sardegna l’ordine già dato nel 1347 e 1349 per la restituzione della somma che il precedente governatore dell’isola avea fatto pagare agli uomini della villa di Gippi, infeudata al comune di Pisa, per causa di una ferita inferta da un cittadino sassarese a un abitante della villa medesima, violando così la giurisdizione del suddetto comune Pisano, il quale per mezzo del suo Vicario, e della corona dei probi uomini, avea già giudicato, e punito il delinquente.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXVII

Il re di Aragona Don Pietro IV, accogliendo la domanda fattagli da Giovanni de Hericiis, e da Giovanni Buzacarino ambasciatori del comune di Pisa, rinnova al Governatore, ed agli altri ufficiali regii in Sardegna l’ordine già dato negli anni 1347 e 1349, affinché in via sommaria, e senza strepito di lite, facciano restituire agli abitanti di una villa infeudata a detto comune i beni, e gli effetti, che certo Guglielmo di Lauro nativo di Catalogna avea da essi estorto con la forza, pretendendo che la suddetta villa fosse di suo privato dominio.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXVIII

Il re di Aragona Don Pietro IV comanda al Governatore ed agli altri uffiziali regj in Sardegna, che in esecuzione degli ordini già dati nel 1347, e ripetuti nel 1349, facciano restituire al Comune di Gippi inferiore infeudato ai pisani le somme, gli effetti, ed i beni statigli sequestrati da Maestro Arnaldo Marchal signore della villa di Musti (forse Musei) per pagamento di lire duecento di alfonsini, cui egli avea condannato alcuni uomini di detta villa o comune di Gippi, i quali però constava non avervi domicilio, ed essere  vagabondi al tempo  della condanna.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXIX

Pietro IV re di Aragona rinnova gli ordini già dati fin dal 1349, al Governatore generale, e agli ufficiali regi in Sardegna, affinché osservino esattamente i dritti e privilegi competenti al Comune di Pisa nelle ville, e nei luoghi di Tregenda (Trexenta), e di Gippi concedutigli in feudo col mero, e misto impero, senz’obbligo di censo e di servizio, in conseguenza della pace, che, dopo lunga guerra, era stata conchiusa tra detto Comune, e i Reali suoi progenitori.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXX

Lettera del re di Aragona al Governatore generale, e agli altri ufficiali regi di Sardegna, affinché, in esecuzione degli ordini emanati dalla Real Corte nel 1347 e 1349, facessero restituire al Vicario nei feudi, che il Comune di Pisa possedeva nell’isola, i beni, mobili, e denari, ch’erano stati violentemente estorti agli abitanti di una delle ville di detti feudi da Gioffredo Gilamberti, il quale anteriormente ai pisani avea avuto il possesso della villa medesima.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXXI

Il re di Aragona rimprovera il Governatore generale, e gli altri ufficiali regi di Sardegna per le vessazioni alle quali sottoponevano i pisani dimoranti nelle Curatorie di Trexenta e di Gippi, e nel giudicato di Gallura, obbligandoli a servizi personali, o a pagamenti di surrogazione, per la guardia del castello di Cagliari, e delle città di Sassari, e di Oristano, specialmente in occasioni  di guerra co’ Doria, e perché i pirati catalani spogliavano impunemente i mercatanti di Pisa che trafficavano nell’isola, violando così la pace già molto innanzi stabilita tra i suoi reali predecessori, e il Comune pisano; e ordina perciò ai medesimi di astenersi nell’avvenire da tali abusi e dagli altri, che sono nelle presenti lettere più ampiamente riferiti.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXXII

Pietro IV. re di Aragona scrive a Mariano IV. regolo di Arborea, affinché in virtù dei poteri che gli avea conferito nel 1347 e 1349, e che di nuovo gli conferiva, decidesse definitivamente la questione insorta tra Bertrando de Valle di Barcellona da una parte, e Neri Favullia, e Gueto di Damiano dall’altra, nella qualità questi ultimi di Vicari e Procuratori del Comune di Pisa nella Curatoria di Gippi in Sardegna, per alcune terre esistenti in detta Curatoria, delle quali si disputavano la proprietà, e per la quali il Governatore dell’isola avea sentenziato contro il detto Comune, che se n’era richiamato a lui per mezzo di appello (1).

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXXIII

Il re di Aragona ordina al Governatore, ed agli altri ufficiali regi di Sardegna, che procedano con rigore, ed arrestino Pietro Bosco di Cagliari, il quale associatosi ad altri perversi uomini di mare avea predato a modo di pirata nel 1352 nei mari dell’isola una nave di Giovanni di Giacomo, soprannomato Fabbrichino, di Livorno, carica di molte merci, e non trovandolo, né ricuperando le merci predate, gli tolgano tanto dei suoi beni, quanto basti a indennizzare largamente il derubato; e ciò con prontezza, e severità di giudizio, per dare un solenne esempio di punizione, ed incutere terrore ai malvagi.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXXIV

Lettera del re di Aragona al Governatore, ed agli altri ufficiali regj in Sardegna, affinché in esecuzione degli ordini loro dati nel 1347, e 1349, accordino protezione al Comune di Pisa per la esazione dei fitti delle case, e delle possessioni, che l’opera di s. Maria di detta città e Comune possedeva nell’isola, e specialmente in Sassari, giacché i locatarj, sotto pretesto di riparazioni, e di miglioramenti, si ritenevano tali fitti; per lo che comanda, che da allora in poi li detti locatarj non si prendano arbitrio di far spese di sorta in detti beni, senza il consenso, e permesso dell’amministratore di detta pia Opera.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXXV

Il re di Aragona ordina al Governatore, ed agli altri ufficiali regj di Sardegna, che procurino al più presto l’arresto personale di certo Pietro di Bosco, il quale con una nave armata avea predato nei mari dell’Asinara un legno capitanato da Giorgio Giusti cittadino pisano, rubandogli, ed appropriandosi con atto di vera pirateria le merci, di cui era carico, e che intanto dai beni del de Bosco rifacessero il danno patito dal Giusti.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXXVI

Lettere del re di Aragona Don Pietro IV. al Governatore, ed agli altri ufficiali regj di Sardegna, affinché facciano criminale inquisizione per scoprire gli autori del furto consumato a pregiudizio dei fratelli Gualando, e Riccucchio Riccucchi mercatanti pisani, una nave dei quali carica di merci era stata predata piraticamente presso Carbonara nei mari dell’isola da un’altra nave armata e capitanata, come dicevasi, da sudditi aragonesi, e rinvenutili li arrestino, e facciano risarcire co’ loro beni il danno cagionato.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXXVII

Araone D’Oria giurisperito a nome proprio, e di suo fratello Anfreone, e come procuratore di Nicolò, Antonio, Giuliano, Tebaldo, e Odoardo del fu Cassano D’Oria, e di Luca D’Oria di Mariano; Enrichetto del suddetto Cassano D’Oria; Galeazzo di altro Galeazzo di Araone D’Oria; Damiano di altro Damiano di Saladino D’Oria; e Matteo medico per Pietro D’Oria, e per gli uomini del Comune di Alghero (Allegerii), in virtù dei poteri loro conferiti con atti dell’1 e del 2 gennaio 1353, cedono e trasferiscono a mani del Comune di Genova il governo, e il pieno dominio di detto Comune di Alghero, con tutti i suoi dritti, ragioni, possessioni, e giurisdizioni, e lo mettono sotto la di lui protezione, col patto di lega offensiva e difensiva contro il re di Aragona, e i Catalani; ad eccezione dei possedimenti particolari, e di certi introiti, e dritti di gabella, che i suddetti D’Oria si riservano nella qualità di antichi signori dello stesso Comune di Alghero.

(1353, 15 febbraio).

Secolo XIV – LXXXVIII

Nicolò di Cassano D’Oria, per sé, e per suo fratello Enrichetto, e come procuratore di Alaone D’Oria giurisperito del fu Alaone, e di Galeazzo del fu Galeazzo D’Oria; Luca D’Oria di Mariano; e Nicolino di Pignono per la università di Alghero, approvano, ratificano, e confermano la cessione del governo, dritti, ragioni e giurisdizioni spettanti a detta università, e al suo distretto, pattuita a favore del Comune di Genova con atto del 15 febbraio 1353, e ne fanno la reale consegna a Fadoto Sfoglia sindaco, o procuratore di detto Comune, il quale, dopo avutane la simbolica tradizione, fa inalberare sulle porte della terra il vessillo genovese. E per maggiore sicurezza della seguita cessione, e dei patti convenuti, gli abitanti, e gli uomini di Alghero prestano individualmente il giuramento di fedeltà al Comune di Genova.

(1353, 7 marzo).

Secolo XIV – LXXXIX

Il re di Aragona Don Pietro IV scrive a Rambaldo di Corbera governatore di Sardegna, affinché faccia eseguire ed osservare fedelmente nell’isola l’ordine Reale già emanato riguardo ai pirati, che fossero sudditi della sua corona, i quali, prima di armare e di partire dal luogo in cui avessero armato, doveano giurare e prestare idonea cauzione di non offendere, né nelle persone, né negli averi i navigatori e le navi del comune di Pisa,  in osservanza della pace conchiusa tra detto comune e i sovrani Aragonesi, la quale a tal riguardo dolevansi i Pisani che fosse stata spesso violata a loro danno.

(1353, 20 aprile).

Secolo XIV – XCI

Proposte fatte dal comune di Pisa al comune di Genova per la rifazione di varii danni arrecati, e di prese fatte dagli armatori genovesi a pregiudizio di alcuni mercatanti, e cittadini pisani, anche nei mari di Sardegna; e risposte date dal detto comune di Genova per mezzo dei suoi ambasciatori Giovanni D’Oria giurisperito, e Nicolò di Gujano.

(1353, 15 luglio).

Secolo XIV – XCIII

Mariano di Arborea (1) ordina la erezione, e costruzione di un nuovo borgo presso il castello di Goceano, destina venticinque famiglie da lui dipendenti per cominciare ad abitarlo, e accorda vari privilegi ed esenzioni a coloro che anderanno a stabilirvisi, promettendo ai medesimi spazio sufficiente per costruirvi le loro abitazioni, e terre per l’esercizio dell’agricoltura.

(1356, 16 agosto (2)).

Secolo XIV – XCVI

Il Re Don Pietro IV di Aragona concede allo scudiero Pietro Esimino di Lumberiis di Sassari il privilegio esclusivo di levare dai loro nidi i falconi nell’isola dell’Asinara, e nel Capo di Logodoro in Sardegna, di nutrirli, custodirli, e allevarli per uso delle caccie Reali, e di trasmetterli poi alla sua corte.

(1355, 29 gennaio).

Secolo XIV – CII

Pietro IV Re di Aragona scrive a Mariano IV Giudice di Arborea per indurlo alla restituzione delle castella di Pedres, Bonvei, Terranova, Ardara, e Cepola coi territori, e co’ dritti alle medesime appartenenti, minacciando, in caso contrario, di voler agire con vigore pel ricuperamento di quelle fortezze.

(1355, 8 giugno).

Secolo XIV – CIII

Convenzione seguìta nel luogo di Sanluri in Sardegna tra il Re Don Pietro IV di Aragona, e Mariano IV Giudice di Arborea; ed ordine dello stesso Re Don Pietro IV, affinché tale convenzione, e tutti i capitoli nella medesima contenuti siano puntualmente osservati.

(1355, 11 e 15 luglio).

Secolo XIV – CVI

Mariano IV giudice di Arborea scrive da Oristano a Don Pietro IV re di Aragona, per chiedergli la restituzione di una nave col carico, che Nicolò Abate di Trapani avea predato a Barderio d’Adda di nazione francese, il quale navigava per conto di Filippo Rainaldetto nobile cittadino di Bosa, e con la restituzione il risarcimento dell’ingiuria.

(1355, 21 ottobre).

Secolo XIV – CXII

Pietro re di Aragona conferisce ampli poteri a Francesco de Perilionibus (di Pierleoni), e lo costituisce suo procuratore, affinché d’accordo col procuratore, ed inviato della repubblica di Genova faccia compromesso nella persona, o persone, ch’entrambi consentiranno di scegliere per la decisione delle questioni, e per la cessazione della guerra esistente tra lo stesso sovrano, e la suddetta repubblica.

(1358 (1), 25 dicembre).

Secolo XIV – CXIII

Simone Boccanegra Doge di Genova costituisce suo procuratore Rinaldo di Montaldo all’oggetto di compromettere sulle questioni della repubblica Genovese col re di Aragona, e di comparire intanto alla presenza di Giovanni marchese di Monferrato, per concertarsi cogli ambasciatori del sovrano aragonese sulla restituzione dei prigionieri, e sulla rifazione dei danni fatti e cagionati in occasione, e per causa di guerra, con facoltà eziandio di devenire ad atti di tregua, e di pace.

(1359, 22 marzo).

Secolo XIV – CXV

Lettera del marchese Giovanni di Monferrato a D. Pietro re di Aragona, e al Doge di Genova, nella quale dà alcuni preliminari provvedimenti, nella sua qualità di arbitro, riguardo ai prigionieri di guerra, ed ai corsari ed armatori, sì catalani, che genovesi.

(1359, 11 aprile).

Secolo XIV – CXX

Pietro Re di Aragona costituisce suoi procuratori Iasperto di Tregurano, e Romeo Lullo di Barcellona, acciò assieme a Francesco di Perilionibus, o due dei tre in assenza di uno di essi, conferiscano con Giovanni Marchese di Monferrato riguardo alle sue controversie coi Genovesi.

(1359, 14 novembre).

Secolo XIV – CXXIV

Giovanni marchese di Monferrato, in virtù della bailia, e poteri conferitigli dal Re di Aragona, e dai Genovesi, proroga per cinque anni, a datare dalla prossima festività di Pentecoste, il Compromesso fatto nella sua persona, per pronunziare il lodo sulle loro questioni.

(1360, 27 marzo).

Secolo XIV – CXXV

Lodo di Giovanni marchese di Monferrato, col quale sono definite alcune delle questioni tra il re di Aragona, e i Genovesi, con riserva di definir poi le altre, e intanto si comanda ai contendenti di consegnare, e mettere a disposizione del medesimo marchese la città di Alghero, ed altri luoghi di Sardegna, co’ diritti dipendenti, fino a che si potesse pronunciare definitivamente a tal riguardo.

(1360, 27 marzo).

Secolo XIV – CXXVI

Altro lodo di Giovanni Marchese di Monferrato sopra le controversie dei Genovesi col Re di Aragona, nel quale il detto Marchese si riserva di arbitrare, e sentenziare riguardo ai luoghi, ville, terre, possessioni, giurisdizioni, e redditi, che i D’Oria aveano in Sardegna, dopo che gli sarebbero presentate le informazioni scritte, e giurate a tal riguardo da Francesco de Perilionibus, e da Leonardo di Montaldo procuratori dei contendenti.

(1360, 30 marzo).

Secolo XIV – CXXVII

Francesco di Enrico giurisperito, Domenico Fatinanti, e Gabriele Adorno, ambasciatori della repubblica di Genova, domandano da Giovanni Marchese di Monferrato, che fissi un termine dentro il quale le parti debbano presentare tutte le scritture, e titoli su’ quali fondano le rispettive loro pretese, affinché si possano decidere definitivamente tutte le altre loro questioni col Re di Aragona; e il detto Marchese fissa per tale oggetto il termine di quattro mesi.

(1360, 2 aprile).

Secolo XIV – CXXVIII

Il Re Don Pietro IV di Aragona e di Sardegna accorda alla città di Alghero le franchigie della città di Sassari. (1360, 10 giugno). Dagli Archivi antichi della città di Alghero. Petrus Dei gratia Rex Aragonum, Valenciae, Majoricarum, Sardiniae et Corsicae, Comesque Barchinonae, Rossilionis, et Ceritaniae. Dilectis, et fidelibus universis, et singulis officialibus nostris insulae … Leggi tutto Secolo XIV – CXXVIII

Secolo XIV – CXXXI

Cristoforo di Paolo, inviato speciale della repubblica di Genova, protesta solennemente al cospetto di Pietro re di Aragona pe’ danni, che la detta repubblica risentiva, per non avere egli ottemperato, e non voler ottemperare alla sentenza, ed agli ordini dati da Giovanni marchese di Monferrato nella qualità di arbitro eletto di comune accordo per definire le loro questioni.

(1360, 8 ottobre).

Secolo XIV – CXXXII

Lettere comminatorie di Giovanni marchese di Monferrato, con le quali, nella sua qualità di arbitro eletto per compromesso, ingiunge nuovamente a Pietro re di Aragona, e di Sardegna, sotto pena di centomila fiorini, di mettere e consegnare in suo potere la città, e gli uomini di Alghero, con le sue pertinenze, per ritenerle fino a sentenza definitiva sulle questioni vertenti per tal causa tra il detto sovrano, e i Genovesi; e ciò in un termine prefinito, trascorso il quale, senza eseguire tale consegna, dovesse lo stesso re rimettere i Genovesi nella possessione materiale del mentovato luogo di Alghero, dalla quale egli li avea levati con le armi, e con la violenza.

(1361, 27 dicembre).

Secolo XIV – CXXXIII

Il Marchese di Monferrato, pressato dalle instanze degli ambasciatori genovesi, i quali si dolevano, che il Re di Aragona non avesse eseguito, e non volesse eseguire veruna delle cose pronunziate co’ lodi già intervenuti nelle loro contese, e specialmente la restituzione delle castella, luoghi, e terre, delle quali quel sovrano avea spogliato in Sardegna i nobili D’Oria; e conoscendosi impotente a farla eseguire con la forza, rinunzia alla bailia, ed ai poteri, che si avea riservato, e protesta di non volere più arbitrare, e pronunziare su dette contese. E gli ambasciatori genovesi protestano alla loro volta, accusando al Re di Aragona tutte le penalità da lui incorse.

(1361, 28 dicembre).

Secolo XIV – CXXXIV

Sentenza di Giovanni Marchese di Monferrato, con la quale si dichiara dover star ferma, e nel suo pieno vigore, l’altra sentenza pronunciata da detto Marchese nel 27 dicembre 1361 relativamente alla restituzione della città di Alghero, e sue dipendenze; avere il Re di Aragona incorso le penalità comminategli, per non averla eseguita nel tempo prefinito; ed è condannato lo stesso sovrano a fare tale restituzione ai Genovesi entro quattro mesi dal giorno della notificazione del presente lodo.

(1362, 28 febbraio).

Secolo XIV – CXXXVI

Bolla del Pontefice Urbano V contro Pietro IV re di Aragona, il quale ricusava di pagare l’annuo censo convenuto nella infeudazione pel regno di Sardegna e di Corsica, acciò comparisca legittimamente in Roma avanti al Concistoro Pontificio, per ivi sentire la promulgazione della sentenza, che sarebbe pronunciata contro di lui, accompagnata da scomunica, e da interdetto.

(1364, 13 marzo).

Secolo XIV – CXXXVIII

Carta Reale di D. Pietro di Aragona, con la quale, dichiarate di proprietà regia, e quindi inalienabili in perpetuo le saline dello Stagno, e della Nurra, e le ville di Bonvehi, Manussades, e Montcort, si danno alcuni provvedimenti per la vendita del sale in Alghero, e anche in Sassari, allorché questa città tornerà sotto il dominio della Corona.

(1370, 15 novembre).

Secolo XIV – CXXXIX

Privilegio del re. D. Pietro di Aragona per l’unione ad Alghero delle ville di Suyana, Terquilo e Desella. (1370, 16 novembre). Dagli Archivj antichi della città di Alghero. Nos Petrus, Dei gratia rex Aragonum, Valenciae, Maioricarum, Sardiniae, et Corsicae, comesque Barchinonae, Rossilionis et Ceritaniae. Circa melioramentum villae nostrae Alguerij intendentes libenter, tenore praesentis cartae nostrae … Leggi tutto Secolo XIV – CXXXIX

Secolo XIV – CXL

Ordine del re D. Pietro di Aragona, col quale s’ingiunge ai Sardi abitanti in Alghero di uscirne e vendere le loro possessioni dentro un termine da fissarsi dal Governatore di Logudoro; con divieto perpetuo agli stessi Sardi di abitare in detta città, e possedervi dei beni stabili.

(1372, 28 settembre).

Secolo XIV – CXLIV

Nicolò di Guarco Doge della repubblica di Genova, nella qualità di tutore e curatore legittimo di sua figlia Bianchina, costituisce suoi procuratori speciali Giovanni di Giorgio di Montegranaro, dottore in legge, e suo vicario, e il nobile Giacopo D’Oria del fu Percivalle, all’oggetto di togliere a mutuo quattromila fiorini d’oro, e d’impiegare una parte dei medesimi nella compra di tanti luoghi fruttiferi dei comuni di Genova, di Pisa, o di Firenze, a favore di detta sua figlia Bianchina (1).

(1382, 20 agosto).

Secolo XIV – CXLV

Eleonora di Arborea, moglie di Brancaleone D’Oria, fa consegnare dal suo inviato Francesco Delbarbo di Castel Genovese (in Sardegna) fiorini quattromila d’oro, a titolo di mutuo gratuito, a Nicolò di Guarco Doge della repubblica di Genova, il quale si obbliga di farne restituzione nel termine di dieci anni, sotto pena del doppio; e con la condizione espressa, che laddove nel frattempo, pervenuto alla pubertà Federico, figlio di detti Eleonora e Brancaleone, Bianchina figlia di esso Doge mutuatario contraesse matrimonio per verba de praesenti col suddetto Federigo, e un tal matrimonio non potesse poi effettuarsi per causa di morte, o per qualunque altro caso fortuito, il presente atto di mutuo diventasse nullo, e di niun valore.

(1382, 16 settembre).

Secolo XIV – CXLVI

Eleonora Giudicessa di Arborea scrive alla regina di Aragona, pregandola di voler essere mediatrice presso il di lei Reale marito, onde ridonare all’isola di Sardegna l’antica pace e tranquillità, la quale era fieramente turbata dalle continue guerre; e la previene al tempo istesso, che avea già scritto al re, informandolo di tale stato di cose, e della morte del suo fratello Ugone.

(1384,… giugno).

Secolo XIV – CXLIX

Il Pontefice Urbano VI., accogliendo favorevolmente le supplicazioni fattegli da tutti i nobili della stirpe e della famiglia D’Oria, autorizza l’abate di s. Fruttuoso di Capo di Monte della diocesi di Genova, di rivendicare, e raccogliere insieme le possessioni, ei redditi appartenenti al priorato di S. Maria dell’ordine di s. Benedetto, che gli antenati degli stessi D’Oria aveano fondato nella città di Alghero in Sardegna, il quale con la detta città era stato violentemente occupato dai Catalani, seguaci e fautori dell’antipapa Clemente VII, e di far edificare col mezzo di tali redditi una chiesa nel luogo di Campi in Polvecera sotto l’invocazione di s. Teramo, sottoponendola al patronato perpetuo del Priore (poi Abate) di s. Matteo di Genova.

(1386, 12 dicembre).

Secolo XIV – CL

Atto solenne di pace tra il re Don Giovanni di Aragona, ed Eleonora Giudicessa di Arborea, col concorso delle città, ville, e comuni dipendenti da quest’ultima, e dei Sardi di lei fautori e aderenti, nel quale è riconfermata con varie modificazioni ed aggiunte la pace precedente conchiusa in Barcellona nel 31 agosto 1386 tra gli ambasciatori della stessa Eleonora, e Don Pietro IV. re di Aragona.

(1388, 24 gennaio).