Repertorio informatizzato delle fonti documentarie e letterarie della Sardegna

Repertorio informatizzato delle fonti documentarie e letterarie della Sardegna

Secolo XV – XLVII

Il Re di Aragona Don Giovanni II, avuto riguardo alle cause di sospetto ch’erano state allegate contro Nicolò Carroz vicerè di Sardegna, destina in qualità di Aggiunto a detto vicerè il magnifico Pietro Pujades, governatore del Capo di Logudoro, e in caso di suo impedimento il Consigliere Serafino di Montanyans, per conoscere, e decidere in … Leggi tutto Secolo XV – XLVII

Secolo XV – XLVIII

Capitoli di concordia (convenzione) stabiliti, sottoscritti, e giurati dal Serenissimo Re Don Giovanni II di Aragona da una parte, e da Leonardo di Alagon, marchese di Oristano e conte di Goceano, dall’altra parte. (1474….(1)). Dai Regii Archivi di Barcellona, Registr. Itiner. XXIV. Incaept. tertio die mensis Julii, anno a Nativ. Dom. milles.° quadringent,° septuagesimo tertio, … Leggi tutto Secolo XV – XLVIII

Secolo XV – XLIX

Don Giovanni II Re di Aragona ordina a Nicolò Carroz vicerè di Sardegna, a Giovanni Fabra procuratore reale, a Pietro Pujades governatore del Capo di Logudoro, e ai Veglieri, consiglieri ed uffiziali tutti aventi autorità nell’isola, che in esecuzione di un capitolo espresso dell’Atto di concordia (di pace), firmato e giurato recentemente con Leonardo D’Alagon, … Leggi tutto Secolo XV – XLIX

Secolo XV – LI

Istruzioni date dal Re Don Giovanni II di Aragona a Guglielmo di Peralta Tesoriere Generale, e a Guglielmo Puiades Conservatore del Reale Patrimonio in Sicilia, i quali doveano passare prima in Sardegna, affinchè usassero tutti i mezzi ed argomenti possibili per indurre Leonardo d’Alagon Marchese di Oristano, e Conte di Goceano, a sborsare di presente … Leggi tutto Secolo XV – LI

Secolo XV – LII

Nuove istruzioni date dal Re di Aragana Don Giovanni II a Guglielmo di Peralta tesoriere generale, e a Guglielmo Pujades conservatore del Patrimonio Regio in Sicilia, affinchè nel loro passaggio in Sardegna si adoprino per ridurre a concordia Leonardo D’Alagon marchese d’Oristano e conte di Goceano, e Nicolò Carroz vicerè dell’isola, e nel tempo istesso … Leggi tutto Secolo XV – LII

Secolo XV – LIII

Don Giovanni II Re di Aragona rampogna Nicolò Carroz vicerè di Sardegna perchè non avesse restituito due schiavi di Leonardo D’Alagon marchese di Oristano e conte di Goceano, rifuggitisi nel Castello di Cagliari, e gli ordina di farli consegnare immediatamente a Pietro Pujades governatore del Capo di Logudoro, giudice e commissario reale per tutte le … Leggi tutto Secolo XV – LIII

Secolo XV – LV

Don Giovanni II Re di Aragona scrive a Leonardo D’Alagon marchese di Oristano e conte di Goceano, affinchè sborsi a mani di Bernardo Sanfores (o Sentfores), assessore del governatore di Logudoro in Sardegna, li trecento venticinque fiorini d’oro, dei quali era tuttavia debitore, per complemento e saldo degli ottantamila fiorini che si era obbligato di … Leggi tutto Secolo XV – LV

Secolo XV – LVI

Frammento istorico relativo alle pratiche fatte da Leonardo D’Alagon marchese di Oristano e conte di Goceano presso il conte di Prades, per purgarsi delle accuse fattegli, e per venire ad un accomodamento amichevole col Re di Aragona Don Giovanni II, a ciò indotto dalle lettere indirizzategli da Don Ferdinando Re di Castiglia. (1477. – 30 … Leggi tutto Secolo XV – LVI

Secolo XV – LVIII

Il Re Don Giovanni II di Aragona scrive a Dalmazzo Carroz conte di Quirra, rimproverandolo di aver raccolto gente d’armi contro Leonardo D’Alagon marchese di Oristano e conte di Goceano, e di essere venuto a conflitti col medesimo per gare ed interessi privati, ordinandogli insieme di desistere da tali enormezze, spettando all’Autorità Sovrana di provvedere … Leggi tutto Secolo XV – LVIII

Secolo XV – LIX

Il Re di Aragona Don Giovanni II scrive a Leonardo D’Alagon marchese di Oristano e conte di Goceano, e a Giovanni di Vilamarì capitano delle galee regie: al primo rimprovera di aver occupato con cinquemila combattenti capitanati da suo figlio Don Artaldo D’Alagon, da suo fratello Don Salvatore D’Alagon, e dal visconte di Sanluri le … Leggi tutto Secolo XV – LIX

Secolo XV – LX

Altra lettera del Re Don Giovanni II di Aragona, indirizzata da Barcellona a Don Leonardo D’Alagon marchese di Oristano e conte di Goceano, affinchè sciolga i corpi d’armati raccolti contro il conte di Quirra, e desista da ogni ulteriore conflitto col medesimo, spettando all’Autorità Sovrana di provvedere efficacemente sulle loro reciproche contese, e gli ordina … Leggi tutto Secolo XV – LX

Secolo XV – LXI

Il Re Don Giovanni II scrive a Bernardo Sentfòres, assessore luogotenente dell’assessore generale di Sardegna, ordinandogli che adoperi ogni diligenza, affinchè il marchese di Oristano e il conte di Quirra desistano dal tenersi in armi, e dall’offendersi reciprocamente, turbando così la tranquillità del Regno; lo previene di aver dato direttamente ai medesimi, e al capitano … Leggi tutto Secolo XV – LXI

Secolo XV – LXII

Lettere Reali indirizzate da Barcellona dal Re Don Giovanni II di Aragona al Veghiere, Consiglieri, e Probiuomini della Città di Alghero per lo stesso oggetto di far cessare i conflitti armati tra il marchese di Oristano e il conte di Quirra, che turbavano l’ordine, e la tranquillità del Regno di Sardegna. (1477. – 19 giugno). … Leggi tutto Secolo XV – LXII

Secolo XV – LXIII

Altre lettere Reali del Re Don Giovanni II di Aragona, indirizzate da Barcellona al Podestà, consiglieri e probiuomini della Città di Sassari per far cessare gli attruppamenti di gente d’arme, che si facevano, e dei conflitti che quindi seguivano tra Leonardo D’Alagon marchese di Oristano e conte di Goceano, e Dalmazzo Carroz conte di Quirra. … Leggi tutto Secolo XV – LXIII

Secolo XV – LXV

Don Giovanni II Re di Aragona indirizza separatamente da quelle che gli avea già scritto (sopr. Cart., n.° LIX), altre lettere Reali a Giovanni di Vilamarì, capitano generale delle galee regie, rimproverandogli di aver preso parte ai conflitti armati seguiti nell’isola tra le genti del marchese di Oristano e quelle del conte di Quirra, ed … Leggi tutto Secolo XV – LXV

Secolo XV – LXVI

Lettere Reali del Re Don Giovanni II di Aragona a Don Salvatore D’Alagon fratello del marchese di Oristano e Conte di Goceano, con le quali gli è ordinato di desistere dagli armamenti e dai conflitti col Conte di Quirra, sotto pena dell’indignazione Regia, e di presentarsi alla Corte, laddove desideri compimento di giustizia. (1477. – … Leggi tutto Secolo XV – LXVI

Secolo XV – LXVII

Don Giovanni II Re di Aragona ordina a Pietro Pujades governatore del Capo di Logudoro in Sardegna, e a Francesco de Sena governatore della città e castello di Cagliari, affinchè assumano diligenti informazioni sugli eccessi commessi da Dalmazzo Carroz conte di Quirra, il quale, abusando dell’autoritá del padre suo Nicolò Carroz Vicerè dell’isola, era entrato … Leggi tutto Secolo XV – LXVII

Secolo XV – LXIX

Il Re di Aragona Don Giovanni II manda ordini a Don Nicolò Carroz vicerè di Sardegna, e a Pietro Pujades Governatore del Capo di Logudoro, affinchè col consiglio e direzione di Bernardo Sanfores, o Sentforès, consigliere regio ed assessore nell’isola, infliggano le pene dovute al marchese di Oristano, a Mossen Serafino di Montañans, a Mossen … Leggi tutto Secolo XV – LXIX

Secolo XV – LXXI

Istruzioni date dal Re di Aragona Don Giovanni II al suo consigliere e segretario Antonio Geraldino, protonotario apostolico e abate di S. Maria di Gala, per trattare in Sicilia il matrimonio del suo nipote Don Alfonso, figlio del Re di Castiglia, con Donna Anna di Cabrera, contessa di Modica, e per frastornare qualunque altra proposta … Leggi tutto Secolo XV – LXXI

Secolo XV – LXXIV

Don Giovanni II Re di Aragona ordina al vicerè di Sardegna, al governatore e riformatore del Capo di Logudoro, al procuratore reale, ed a tutti generalmente gli ufficiali regi dell’isola. di non molestare in verun modo l’ammiraglio Giovanni Villamarì nei beni, negli averi, e nei vassalli che vi possedeva, e di restituire al medesimo quanto … Leggi tutto Secolo XV – LXXIV

Secolo XV – LXXIX

Bernardo Boyl commissario della flotta aragonese in Sardegna scrive da Sassari a Cristoforo D’Oria commissario della repubblica di Genova in Bonifacio, riclamando la pronta liberazione di Leonardo Stefano, il quale si era colà recato con lettere del Vicerè di Sardegna, e in qualità di suo legato, per trattare l’affare della preda fatta a Giovanni Peralta, … Leggi tutto Secolo XV – LXXIX

Secolo XV – LXXX

Jacopo Mancoso vescovo di Ajaccio in Corsica scrive ai Protettori delle Compere del Banco di San Giorgio in Genova, dolendosi di essere stato carcerato dagli officiali della repubblica in Bonifacio per sospetto ch’egli avesse preso parte alla congiura ordita da Leonardo Stefano catalano dimorante in Alghero, d’ordine del vicerè di Sardegna, onde far consegnare per … Leggi tutto Secolo XV – LXXX

Secolo XV – LXXXI

Balìa conferita dai protettori delle Compere della Banca di San Giorgio in Genova al capitano della terra e castello di Bonifacio in Corsica, per proseguire le indagini e il processo sulla congiura ordita da Leonardo Stefano catalano, dal vescovo di Ajaccio, ed altri Corsi e Sardi, onde far cadere per tradimento detta terra e castello … Leggi tutto Secolo XV – LXXXI

Secolo XV – LXXXII

I protettori delle Compere della Banca di S. Giorgio in Genova destinano per loro Commissarii Ettore di Fiesco e Francesco Sofia, dottori in legge, e Sapienti delle Compere medesime, affinchè si trasferiscano al castello di Lerici onde continuare il processo sulla congiura di Bonifacio in Corsica, interrogare e torturare il vescovo di Ajaccio colà ditenuto, … Leggi tutto Secolo XV – LXXXII

Secolo XV – XC

Ordine del re di Castiglia e Aragona all’Alcaldo del castello di Xativa nel regno di Valenza, affinchè lasci liberamente conferire Donna Isabella di Alagon, e Donna Marchesa de Sena con Don Salvatore e Don Giovanni fratelli di Alagon e Arborea, presenti però le guardie, e permetta pure che vicendevolmente si scrivano, purchè le lettere siano … Leggi tutto Secolo XV – XC

Secolo XV – XCI

Testamento di Don Leonardo di Alagon e Arborea, già marchese di Oristano e conte di Goceano, scritto di sua mano, mentre era prigioniero nel castello di Xativa nel regno di Valenza (1). (… (2)). Dal Memor. del Marq. de Moncayo, Palafox e Cossojuelo sull. success. al marches. d’Oristano, num. 23. En nombre de Nuestro Señor … Leggi tutto Secolo XV – XCI

I Malaspina e la Sardegna – Documenti e testi dei secoli XII-XV

A cura di Alessandro Soddu

Introduzione

I Malaspina nella storiografia
«La fama che la vostra casa onora, / grida i segnori e grida la contrada, / sì che ne sa chi non vi fu ancora; / e io vi giuro, s’io di sopra vada, / che vostra gente onrata non si sfregia / del pregio de la borsa e de la spada.» Così Dante rende onore ai Malaspina, continuando la più antica tradizione trobadorica e tracciando con i moduli della poesia le prime linee della futura ricerca storiografica sui marchesi, alla quale avrebbero contribuito in modo determinante i primi glossatori della stessa Commedia.

Caralis panegyricus Carmina – Premessa

di Rodrigo Baeza

a cura di Maria Teresa Laneri e Francesca Piccioni

Nell’ambito di un programma di ricerca che si propone di pubblicare in edizione critica i testi umanistici della Sardegna1, diversi anni fa ebbi occasione di gettare un primo sguardo su un manoscritto cinquecentesco, custodito a Cagliari, che trasmette una raccolta di brevi componimenti letterari di apprezzabile fattura in greco e in latino, in prosa e in versi, attribuiti da un’annotazione di mano seriore a un certo Rodrigo Hunno Baeza…

Il codice

Il ms. Cagliari, Biblioteca Comunale Generale e di Studi Sardi, Sanjust 55, meglio noto come Cartulari de Arborea, è un volume composito, interamente cartaceo, formato dall’assemblaggio di diverse unità codicologiche originariamente autonome che trasmettono, in copia, documenti diplomatici e testi di carattere letterario in vario modo riferibili alla Sardegna, con scritture databili dalla metà del XV secolo alla fine del XVI. Consta di 176 carte numerate ma di 196 effettive, in quanto le bianche non sono computate.

L’autore

Il nome La paternità delle opere – dicevo – si conosce grazie a un’annotazione tracciata da una mano diversa dalle due che ce ne hanno lasciato copia. Tale mano è forse riconducibile all’entourage del primo possessore a noi noto del codice, Nicolò Canyelles, o con più probabilità a quello del secondo, il giurista e bibliofilo Monserrat Rosselló: le grafie … Leggi tutto L’autore

Il Caralis panegyricus

Una copia allestita per la pubblicazione? Il luogo in cui fu rinvenuto il codice, ovvero “l’armadio grande del vescovo di Bosa”, portò Eduard Toda y Güell e Francesco Alziator a credere che l’esemplare nella disponibilità di Nicolò Canyelles fosse una redazione ‘in bella’ destinata alla pubblicazione, che Baeza stesso avrebbe consegnato al presule-editore. Molti e sostanziali sono però gli argomenti a … Leggi tutto Il Caralis panegyricus

Criteri di edizione e traduzione

Gli scritti attribuiti a “Rodrigo Hunno Baeza” ci sono giunti in un unico esemplare apografo. Ma non tutto ciò che nel Caralis panegyricus suscita perplessità può essere automaticamente addebitato alla sua tradizione, considerato il vistoso carattere di provvisorietà che doveva connotare il testo di partenza: la copia a noi nota – è necessario ricordare – cristallizza una fase compositiva in fieri dell’orazione, la cui incompiutezza è palesata dalla presenza di citazioni mnemoniche non ancora verificate sulla fonte…

CARALIS PANEGYRICUS CIVIBUS
CARALITANIS DICTUS

I. [1] Etsi quadam naturae vi ea libentius audire cupimus quae tum nobis tum patriae usui et voluptati futura sint, praecipue tamen ea ardentius expetimus quae patriam ab infamia vindicant eamque, veritate detecta, celebriorem efficiunt. Quis enim vestrum non minus avido animo Romae laudes quam Caralis auditurus sit? [2] Non tam quia haec urbs vestra est, cuius laudes vestras esse ducitis, quam quod illius encomia passim, omnibus nota, omnes fere auctorum paginas oblevere; huius vero non obviae cunctis atque ideo pluris faciendae.

Carmina. L’antologia poetica

I carmina: tipologia e argomenti

L’antologia poetica di Rodrigo Baeza è ospitata nelle carte 99r/109r del manoscritto Sanjust 55 della Biblioteca Comunale Generale e di Studi Sardi di Cagliari, e segue immediatamente il Caralis panegyricus. Consta di 13 componimenti, di cui 6 in latino, 4 in greco e 3 bilingui, in metri dattilici e di estensione varia, dai 2 ai 238 versi.
Gli argomenti e le tipologie dei carmi sono le più svariate. Baeza si cimenta in epigrammi satirici di ascendenza classica, che riecheggiano Marziale e Lucilio, anche laddove rielaborino il quasi coevo Poliziano …

CARMINA

Fol. 99r

Carm. I
In Sextilianum potorem

Dixerat astrologus undas tibi fata minari
sidera discutiens, Sextiliane, tua.
Inde tibi nullam votum est conscendere navim
nec remo nec te cymba rudente vehit.
Littora devitas, torrentes, stagna, paludes                        5
cumque suis lacubus flumina quaeque caves,
denique ne‹c› potum fatali polluis unda,
† tanta tibi est vitae sollicitudo tuae;
sollicitus vitae Sextilianae tuae †
ne possint usquam fata nocere tibi.                                  10

Commento

Carm. I

Il carme incipitario della raccolta, in distici elegiaci, è dedicato a un impenitente bevitore di nome Sestiliano, come risulta evidente fin dal titolo, In Sextilianum potorem. Dopo l’annuncio solenne della profezia di un astrologo che le onde gli sarebbero state nemiche e del solo rimedio possibile, evitare con cura qualunque specchio d’acqua, secondo una collaudata tecnica epigrammatica arriva l’aprosdoketon finale: per scansare il destino e aver salva la vita, egli preserva dall’onda fatale le sue bevute.

Bibliografia

Qui di seguito sono indicate le edizioni sulla cui base sono citati nel volume i testi di autori classici, medioevali e umanistico rinascimentali. Per una maggiore fruibilità, esse sono elencate secondo i nomi degli autori in latino, in ordine alfabetico, nella forma in cui figurano nell’indice dei loci citati; in caso di più opere del medesimo autore, le edizioni compaiono … Leggi tutto Bibliografia

Libro de comedias – Introduzione

di Frate Antonio Maria da Esterzili

Edizione a cura di A. Luca de Martini

Introduzione

Il sardo medievale è conosciuto esclusivamente attraverso testi giuridici, suddivisi in tre tipi principali: le Carte, atti di concessione ad ordini religiosi da parte dei sovrani sardi; gli Statuti, opere legislative dei giudicati o dei singoli comuni (rientra fra questi la famosa Carta de Logu del Giudicato d’Arborea); i Condaghi (dal greco medievale κοντάκιον ‘bastone’ su cui s’avvolgevano le pergamene e prese poi il significato di ‘tomo, codice’), ovverosia libri amministrativi di istituzioni monastiche…

La lingua del Libro de comedias

Grafia e fonetica

Vediamo i tratti fonetici peculiari della lingua di frate Antonio Maria, a partire dalle lettere scelte per esprimere i diversi suoni: in sostanza, il primo alfabeto campidanese moderno. Saranno considerati i varî grafemi e i fonemi indipendenti.
Esaminiamo prima le vocali. Esaminiamo prima le vocali. Le sette vocali del sistema fonetico campidanese sono rese con cinque lettere: a (/a/, anteriore aperta non arrotondata), i (/i/, anteriore chiusa non arrotondata), u (/u/, posteriore chiusa arrotondata); e ed o rappresentano entrambe due fonemi diversi, /e/ (anteriore semichiusa non arrotondata) e /ɛ/(anteriore semiaperta non arrotondata) la prima, /o/ (posteriore semichiusa arrotondata) e /ɔ/ (posteriore semiaperta arrotondata) la seconda.

Nota al testo

Il Libro de comedias  escripto  por Fray Antonio Maria de Estercily sacerdote capuchino en sellury 9bre à 18. año 1688 (in seguito M) è il manoscritto 193 conservato nella Biblioteca Universitaria di Cagliari. La prima edizione dell’opera, limi- tata alla sola Comedia De La Passion, fu curata da Raffaele G. Urciolo (Cagliari, Il Nuraghe, 1959): sono molto nume- rosi gli errori di trascrizione e le omissioni di versi. Sergio Bullegas pubblicò l’intero manoscritto nel 1992 (Cagliari, Cuec), sotto il titolo di La Spagna. Il teatro. La Sardegna. Comedias e frammenti  drammatici  di Antonio Maria da Esterzili: è un’edizione concepita nell’ottica della storia della letteratura, e specificamente del teatro sardo: essa non forni- sce né una traduzione integrale in italiano, né un glossario, e da essa noi qui ci discostiamo nella lettura ed interpretazione di varî passi…

Libro de comedias escripto por Fray Antonio Maria de Estercily

Conçueta del Nacimiento de Christo

Interlocutores

Dos prologos.
Adam, y Eva.
Un astrologo.
El Rey David.
El Propheta Micheas.
El Propheta Isayas.
La virgen nuestra senora.
San Joseph.
Seis Angeles.
otro Angel a’ los pastores.
quatro pastores.
Augustin.
Un doctor ebreo.
Un criado de san Augustin.
criado del Doctor ebreo.
Dos demonios.
Un cavallero.
en todos son,
veinte, y ocho.

Comedia De la Passion De nuestro Señor Jesu Christo

(Primer acto, salen tres Angeles, el uno lleva la cruz, y los /
otros dos, uno a’ cada lado cantaran en tono compassivo).

Primer Angel.
Ave lignu sagradu, Arbori sancta
qui in su cęlesti jardinu ses plantada;
ave, de paradisu rica planta,
luxenti stella de xelu dorada;
ave qui ses sublimi, et rica tanta                            5
de bella grana regia fini ornada
et ses potenti cun sa vista pura
de fairi paxi Deus cun sa criatura.

Glossario

Il lessico sardo campidanese e costituito di tre componenti principali: latino, italiano e iberico. Neolatino e l’elemento fondamentale, il vero nucleo del sardo, giacche comprende la maggior parte delle parole d’uso più comune, che passarono dal latino volgare al sardo romanzo secondo trasformazioni fonetiche, le quali oggi sono ben note e studiate. Si sono poi aggiunti tutti i cultismi che, nei vari settori del lessico, specialmente nelle opere letterarie più illustri, sono stati ripresi direttamente dal latino, e rappresentano un patrimonio comune di tutte le più diffuse lingue romanze, attraverso le quali sono poi penetrate anche nei vocabolari dei maggiori idiomi mondiali, anche non indeuropei.

Secolo XIV – I

I

Il Pontefice Bonifazio VIII scrive al Podestà e Comune di Pisa, affinché prestino aiuto e favore a D. Giacopo re di Aragona nell’impresa, o spedizione armata ch’egli intendea fare in Sardegna, per conseguire di fatto l’isola, che assieme alla Corsica eragli stata conceduta in feudo dalla Chiesa Romana.

(1303, 20 aprile).

Secolo XIV – IV

IV

Mariano III. giudice di Arborea accorda a Parasone, e Giovanni de Ponti, a Giovanni de Scano, e Giorgio Seque, e loro eredi maschi, la esenzione da tutti i tributi soliti pagarsi nel regno di Arborea, coll’obbligo per parte dei medesimi, e di detti loro eredi, di custodire e riparare il gran ponte di Oristano, di abitare presso il medesimo nelle case ivi costrutte, e di non dipartirsene senza il permesso di detto giudice; e ciò al fine di mantenere sempre libero il transito sullo stesso ponte.

(1310, 31 marzo).

Secolo XIV – IX

IX.

Giacomo II re di Aragona, in ricambio dei servigi, e degli aiuti prestatigli da Ugone III Giudice di Arborea per il conquisto della Sardegna, e della profferta da lui fattagli di aiuti ulteriori, e di riconoscerne il supremo dominio, gli promette di conservarlo nella integrità, e nella legittima possessione dei suoi stati, dritti, ed onori nell’isola, e di accordargli eziandio maggiori grazie, e favori, assieme ai di lui amici ed alleati, tosto che il suddetto conquisto otterrà il suo pieno e definitivo compimento.

(1322, 29 dicembre).

Secolo XIV – X

X.

Giacopo II re di Aragona accorda a Ugone III Giudice di Arborea ampia facoltà, e pieni poteri di offrire, promettere, e concedere feudi, franchigie, grazie, compensi e premi alle comunità, e agl’individui, che fossero disposti a riconoscerne il dominio Aragonese in Sardegna, ed a seguire le parti di detto Giudice, e cooperare con lui per la felice riuscita della conquista dell’isola.

(1322, 29 dicembre)

Secolo XIV – XI

XI.

Ugone III giudice di Arborea scrive a Giacopo II re di Aragona, sollecitandolo a venire prontamente in Sardegna, come avea promesso; gli fa sapere di aver impedito ai suoi nemici di munire d’armi e di uomini le terre e i luoghi da loro dipendenti; di averne fatto uccidere un gran numero; ma che non potendo più a lungo resistere da sé solo, e trovandosi esposto a gravi pericoli per avere così apertamente sostenuto la di lui causa, lo eccita a mandargli intanto trecento soldati, e mille balestrieri, ch’egli prenderebbe ai suoi stipendi, onde ridurre a soggezione le parti dell’isola avverse al dominio Aragonese.

(1323, —- , 18 aprile).

Secolo XIV – XII

XII.

Diploma del re Don Giacomo II di Aragona, col quale sono conceduti vari privilegi, e franchigie alla città di Sassari, fra le quali la esenzione dai tributi, e servizi reali, la riduzione dell’oste e della cavalcata a quattro mesi soltanto, e dentro l’isola, il riconoscimento dei notai creati dal Comune, e dei loro atti, e la definizione di qualunque lite nel proprio paese, con divieto di trarre i Sassaresi fuori di Sardegna per causa delle medesime.

(1323, 7 maggio).

Secolo XIV – XIII

XIII.

Paolino Doria scrive da Oristano a suo zio Piacentino Doria, dandogli notizia del suo viaggio da Savona a Sardegna, e dello stato delle cose pubbliche nell’isola; della guerra mossa da Ugone (III) di Arborea ai Pisani; della battaglia combattuta fra i medesimi, nella quale  rimasero uccisi sul campo mille e più Pisani; del come i Sardi generalmente parteggiassero col detto Ugone pel re di Aragona, e desiderassero la di lui venuta ed il di lui dominio; della cacciata di tutti i Genovesi di parte guelfa da Sassari; della concordia di Branca Doria col giudice di Arborea; e della lettera inviatagli per mezzo di Ugone da Bernabò Doria, che trovavasi in Alghero col di lui padre.

(1323, 13 maggio).

Secolo XIV – XIV

XIV.

Napoleone, cardinale diacono del titolo di S. Adriano, scrive a D. Giacomo II re di Aragona dalla città di Avignone; gli manifesta la sua contentezza pe’ soccorsi inviati a Ugone giudice di Arborea, e per la spedizione armata, capitanata dall’Infante D. Alfonso, che si preparava per la conquista della Sardegna: lo informa dello stato, in cui egli avea lasciato l’isola, e di quanto avea operato il suddetto Ugone contro i Pisani, dichiarandosi per il primo a favore della causa regia; magnifica perciò i meriti grandissimi del giudice; e dice di avergli scritto efficacemente, e che gli scriverebbe di nuovo, affinchè recasse ad effetto quanto si era concertato alla sua presenza, e dell’arcivescovo di Arborea, da Vitale di Villanova, e Guglielmo Olomario ambasciatori di esso re di Aragona da una parte, e Mentanario inviato di Ugone dall’altra, tosto che l’Infante arriverebbe a Sardegna.

(1323, 23 maggio).

Secolo XIV – XV

XV.

I capitani di guerra di Villa di Chiesa (Iglesias) in Sardegna scrivono agli anziani, al difensore, e al capitano generale della masnada, e dei cavalli del Comune di Pisa, chiedendo armi, munizioni, e vettovaglie per la difesa della terra commessa alla loro custodia, e informandoli che la flotta aragonese, che trasportava l’armata destinata per la conquista dell’isola, era giù in vista nel mare presso Oristano, e che Ugone (III) giudice di Arborea si trovava accampato in vicinanza di Pavilione (Pabillonis) con gran nerbo di fanteria, e di cavalleria.

(1323, 11 giugno).

Secolo XIV – XVI

XVI.

Il corriere Guiccio da Fabriano, arrestato per via con la lettera dei capitani di guerra di Villa di Chiesa, ed esaminato diligentemente da Pietro di Serra capitano della masnada di Ugone giudice di Arborea, dà ampie informazioni sullo stato di difesa, e sulle condizioni in cui allora si trovavano la terra suddetta, e il castello di Castro.

(1323, 12 giugno).

Secolo XIV – XVII

XVII.

Ugone III di Arborea scrive all’Infante D. Alfonso di Aragona; gli dice di aver ricevuto la sua lettera; e lo informa, ch’egli si trovava accampato a dieci miglia di distanza dal castello di Cagliari; che l’indomani si spingerebbe più innanzi, onde impedire le vettovaglie ai difensori del castello; e che intanto avea impedito le devastazioni e gl’incendi che i Pisani commettevano tutto all’intorno; lo consiglia ad approdare al porto di Solci; lo previene, che colà gli si presenteranno, per ricevere gli ordini, Aldobrando di Serra, e Gomita di Azene, potenti Solcitani, suoi devoti, e fautori; gli dà notizia di parecchi altri fatti relativi alla guerra contro i Pisani, ed alla spedizione aragonese per la conquista della Sardegna; e gli trasmette la lettera dei capitani di Villa di Chiesa stata intercettata, e la deposizione del corriere Guiccio de Fabriano.

(1323, 12 giugno).

Secolo XIV – XVIII

XVIII.

L’Infante D. Alfonso di Aragona scrive a Ugone di Arborea, che avea differito, per mancanza di sufficienti carriaggi, la sua marcia dal porto di Palma di Solci a Villa di Chiesa; che però manderebbe innanzi tre o quattrocento soldati verso Villa Massargia; e che intanto si raccomandava a lui, acciò gli fornisse al più presto i mezzi di trasporto, e le vettovaglie necessarie per l’esercito, giacchè senza il di lui efficace e potente aiuto non potrebbe riuscirgli felicemente l’impresa, per cui egli era venuto in Sardegna.

(1323, 17 giugno).

Secolo XIV – XIX

XIX.

L’Infante D. Alfonso partecipa a suo padre D. Giacomo II re di Aragona il suo arrivo al porto di Solci in Sardegna, lo informa di molte circostanze relative al suo viaggio, alla sua impresa, ed alla cooperazione prestata alla causa regia, contro i Pisani, da Ugone giudice di Arborea; lo previene che andava a mettersi in marcia coll’esercito verso Villa di Chiesa; e gli dice, che conferirebbe a voce con detto giudice, e con Bernaba, e Branca Doria, sovra quanto era stato trattato a riguardo delle faccende dell’isola.

(1323, 18 giugno).

Secolo XIV – XX

XX.

L’Infante D. Alfonso di Aragona, ricevuto dagl’inviati del Comune di Sassari il giuramento di fedeltà, conferma al medesimo Comune le concessioni fattegli poco innanzi dal re Don Giacomo, e gli accorda nuovi privilegi, riguardanti specialmente il suo commercio interno, ed esterno, la nomina del suo Podestà, e la restituzione dei servi fuggitivi.

(1323, 4 luglio).

Secolo XIV – XXI

XXI.

L’Infante D. Alfonso, in virtù di speciali e pieni poteri conferitigli da suo padre D. Giacomo II re di Aragona, concede in feudo nobile a Ugone III, e ai suoi eredi d’ambo i sessi, il giudicato di Arborea, con le città, ville, castella, e luoghi tutti da lui posseduti in Sardegna; e Ugone presta solenne omaggio, e il giuramento di fedeltà al suddetto re di Aragona e suoi Reali successori.

(1323, 5 luglio).

Secolo XIV – XXII

XXII.

L’Infante D. Alfonso fa sapere a Ugone di Arborea di aver ricevuto avviso, che nei mari di Sacrabus si vedevano quattrocento galee, le quali si dirigevano verso Capo Carbonara, e si sospettava essere legni nemici (cioè pisani); e perciò lo avvertiva di tenersi pronto co’ suoi pedoni, e cavalli, per correre dove ne fosse il bisogno, e di collocare speculatori nei luoghi opportuni per dar gli avvisi con segni convenuti; e intanto lo previene di aver fatto armare a difesa tutte le galee, ed i legni aragonesi, ordinando al suo ammiraglio di tenersi pronto per ogni evento nelle acque di Cagliari.

(1323, 12 ottobre).

Secolo XIV – XXIV

XXIV.

Ugone III di Arborea scrive a Don Giacomo II. re di Aragona, che Villa di Chiesa, dopo stretto assedio, si era finalmente resa a patti, e che l’Infante Don Alfonso, salvate ai pisani che la difendevano le persone e gli averi, vi avea fatto il suo solenne ingresso, e vi era stato ricevuto con grande onore, e con molta gioia pubblica.

(1324, 7 febbraio).

Secolo XIV – XXV

XXV.

L’Infante D. Alfonso di Aragona scrive a Ugone III giudice di Arborea, che, lasciata in Villa di Chiesa (Iglesias) la propria moglie (l’Infante Donna Teresa), andava a porre l’assedio al castello di Cagliari; e siccome trovavasi senza denaro per pagare le truppe, lo prega di fornirgliene, e di vettovagliare eziandio la suddetta Villa di Chiesa.

(1324, 13 febbraio).

Secolo XIV – XXVI

XXVI.

Ugone III di Arborea scrive a Don Giacomo II. re di Aragona, che la flotta pisana, composta di trentasei galee, e di molti altri legni, avea approdato tre giorni avanti nel porto di Terranuova (in Sardegna); che sulla medesima vi erano mille dugento cavalli, e cinquemila fanti, oltre molte altre genti d’arme, che i pisani aveano nell’isola; ch’egli n’avea subito dato avviso all’Infante D. Alfonso, il quale trovavasi all’assedio di Cagliari; e che perciò esso re D. Giacomo si affrettasse di spedire senza ritardo buoni rinforzi d’armi, e di armati.

(1324, 19 febbraio).

Secolo XIV – XXVII

XXVII.

L’Infante Don Alfonso di Aragona rivoca le concessioni delle ville di Gerito, di Ottava, di Eristola, e di Cherchi fatte a Guglielmo Culomario, a Marabottino Marabotto, e a Margherita Rappallino, perché contrarie ai privilegi, ed alle franchigie precedentemente concedute al Comune di Sassari.

(1324, 19 aprile).

Secolo XIV – XXVIII

XXVIII.

Ugone III di Arborea partecipa a Don Giacomo II re di Aragona, che i Pisani, non potendo più reggere nella difesa del castello di Castro, dentro il quale erano assediati dall’esercito sardo-aragonese, erano finalmente discesi a patti coll’Infante Don Alfonso, ed aveano convenuto col medesimo di rendere al re di Aragona la detta fortezza con tutte le altre castella, ville, luoghi, territorii, stagni, e saline, che possedevano in Sardegna, a condizione però di ritenere in feudo il detto castello di Castro, con le sue ville o borghi, col porto e con lo stagno; lo che era stato loro conceduto; dopo di che il detto Infante avea fatto il suo solenne ingresso in Cagliari, e vi avea inalberato il vessillo reale.

(1324, 19 giugno).

Secolo XIV – XXIX

XXIX.

L’Infante Don Alfonso di Aragona manda suoi ambasciatori, e riformatori in Sardegna Bernardo di Boxadòs, e Filippo di Boyl, e scrive a Ugone III. di Arborea di averli incaricati eziandio di conferire con lui a voce per alcuni affari, che non sono indicati nella lettura.

(1325, 9 marzo).

Dai Reg. Archiv. di Barcellona, Registr. Sardiniae ab ann. MCCCXXV. Ad MCCCXXVI. fol. XL.

Secolo XIV – XXX

XXX.

Il Comune di Sassari condanna nel capo Branca d’Oria, lo bandisce perpetuamente dal suo territorio, decreta la confisca dei di lui beni, e vieta a tutti i Sassaresi di contrarre vincoli matrimoniali, e di avere relazione qualunque co’ di lui figli, ordinando che se ne faccia sacramento dagli anziani, e dagli altri cittadini, nel Consiglio maggiore.

(1325, 17 marzo).

Secolo XIV – XXXI

XXXI.

Giacopo II re di Aragona, per mezzo di un suo ambasciatore, e procuratore speciale, presta giuramento di fedeltà al Pontefice Giovanni XXII. pel regno di Sardegna e di Corsica concedutogli in feudo dalla Chiesa Romana. E il Pontefice in questa occasione gli condona per un decennio la metà dell’annuo censo di duemila marche di argento, e del servizio militare, che in forza della investitura dovea pagare e prestare alla Sede Apostolica.

(1325, 21 giugno).

Secolo XIV – XXXII

XXXII.

Trattato di pace conchiuso tra Don Iacopo II. re di Aragona, e l’Infante Don Alfonso suo figlio primogenito, colla repubblica pisana, in virtù del quale quest’ultima cede definitivamente ogni suo dritto, possessione, e dominio sulla Sardegna al suddetto Sovrano, e ai Reali suoi successori, medianti alcuni compensi, ed esenzioni, e la concessione in feudo alle Curatorie di Tragenta e di Ghippi.

(1326 [1327, sti. pis.], 25 aprile).

Secolo XIV – XXXIII

XXXIII.

L’Infante Don Alfonso di Aragona raccomanda con sue lettere a Ugone III. giudice di Arborea il suo Consigliere Raimondo di Montepavone, che dovea trasferirsi a Sardegna per prendere il comando del castello di Cagliari affidato alla sua custodia, e quello della podesteria della città di Sassari, e del capitanato del regno di Logudoro, dappoichè la detta città ritornerebbe sotto l’obbedienza, ed alla fede regia.

(1326, 27 maggio).

Secolo XIV – XXXIV

XXXIV.

Don Iacopo II re di Aragona, dopo la pace conchiusa colla repubblica Pisana, concede in feudo alcune ville, terre, e luoghi della Sardegna al conte Bonifazio figliuolo del conte Gherardo, e a Tommaso, Gaddo e Barnaba pupilli, e figliuoli del conte Ranieri di Donoratico.

(1326, 18 dicembre).

Secolo XIV – XXXVII

XXXVII.

L’infante Don Alfonso di Aragona ordina la restituzione a favore del Comune di Sassari dell’antico dritto di riscossione di un denaro per lira, solito pagarsi nel porto di Torres per la importazione ed esportazione di generi, e merci di ogni specie; il qual dritto, destinato specialmente per la manutenzione di quel porto, pel riattamento e l’ampliazione del molo, e per la costruzione di due torri, era stato arbitrariamente applicato al tesoro Regio.

(1326, 26 dicembre).

Secolo XIV – XXXVIII

XXXVIII.

L’Infante Don Alfonso concede amnistia, e rimette la pena di confino e di relegazione, in cui erano incorsi alcuni cittadini sassaresi, per causa di tumulti succeduti nella città di Sassari, e di eccessi commessi contro il Podestà, e i ministri regii.

(1326, 26 dicembre).

Secolo XIV – XXXIX

XXXIX.

Il Re Don Giacopo II di Aragona concede molti privilegi, dritti ed esenzioni agli abitanti del castello di Cagliari, determina i confini di quest’ultimo, e dei suoi sobborghi, l’estensione del suo territorio, le ville, e i luoghi tutti nel medesimo compresi; e perché possa maggiormente, e più prontamente popolarsi, ordina che gli abitanti del comune di Bonaria si trasferiscano a detto castello, e vi fissino il loro domicilio, e dà in coerenza gli opportuni provvedimenti; concedendo altresì varie franchigie per attirarvi ad abitarlo i Catalani, e gli Aragonesi.

(1327, 25 agosto).

Secolo XIV – XL

XL.

Alfonso re di Aragona rinnova, e conferma, con varie ampliazioni, a favore di Ugone III giudice di Arborea la concessione, e la investitura di detto giudicato, e delle città, ville, curatorie, terre, ed altri luoghi da lui posseduti in Sardegna, che gli avea già data nel 1323, ed era stata confermata dal re Don Giacomo II. E Pietro, figlio primogenito di Ugone, e Guidone arcivescovo Arborense, suoi inviati e procuratori, accettano a di lui nome la nuova concessione, ed investitura, e prestano per lui al detto re Don Alfonso l’omaggio ligio, e il giuramento di fedeltà.

(1328, 1 maggio).

Secolo XIV – XLI

Alfonso re di Aragona accorda a Ugone III giudice di Arborea la facoltà di conferire ai suoi figli maschi e legittimi la dignità, e il titolo di Conte, Visconte, o Marchese, a suo arbitrio e piacimento, e di poterli in tal guisa nominare, e onorare, sia nelle loro persone, che nei loro eredi e discendenti, secondo che allo stesso Ugone paresse conveniente di stabilire ed ordinare.

(1328, 1 maggio).

Secolo XIV – XLII

Investitura dei feudi di Arborea, e concessione di beni allodiali nella stessa provincia e giudicato, fatta dall’imperatore Lodovico il Bavaro, a favore di Giacomina vedova di Chiano, o Giovanni, già giudice di quegli stati, e moglie in seconde nozze del conte Tedice della Gherardesca.

(1329, 12 febbraio).

Secolo XIV – XLIII

Il re Don Alfonso di Aragona scrive all’arcivescovo di Cagliari, affinchè desista dalla domanda fatta alla Sede Apostolica per la riscossione delle decime nella sua diocesi, e si contenti delle altre rendite del suo episcopato, come aveano fatto i suoi predecessori, perché, secondo le consuetudini d’Italia, non si era mai per lo innanzi pagata decima veruna ai prelati del regno di Sardegna.

(1332, 31 agosto).

Secolo XIV – XLIV

Domande fatte dagli amministratori del comune di Pisa in Trigenta e Gippi, curatorie di Sardegna, a Raimondo di Cardona governatore generale dell’isola, con le quali protestano di non volere, e non dover pagare le gravezze impostegli per la guerra del re di Aragona con i baroni d’Oria, attesa la esenzione e le immunità con le quali era stata conceduta ai Pisani la investitura di detti feudi. – Rescritto del sopradetto governatore, che sottopone i Pisani al pagamento di dette gravezze, a motivo delle angustie, nelle quali si trovavano le rendite della Sardegna; e ordini relativi ai ministri regii di riscuoterle.

(1335, 17 e 24 maggio).

Secolo XIV – L

Atto di concordia tra il Pievano della chiesa maggiore di S. Nicolò, ed i parroci urbani di Sassari, nel quale sono stabiliti i confini delle rispettive parrocchie, le possidenze, i dritti onorifici ed utili delle medesime, e le relazioni d’ordine, e di giurisdizione tra la Chiesa matrice, e le Chiese filiali, e succursali, in conformità all’atto del 1278 che si conferma.

(1336, 10 ottobre).

Secolo XIV – LI

Il re di Aragona Don Pietro IV conferisce il titolo e la dignità di Conte di Goceano (de Guciano) a Mariano di Arborea, in ricompensa della sua fedeltà, e dei grandi servigi resi da lui, e dal suo padre Ugone III alla causa aragonese nel conquisto della Sardegna.

(1339, 11 settembre).

Secolo XIV – LII

Giovanni Burdonese, cittadino, e ambasciatore del Comune di Pisa, chiede a Pietro III. visconte di Basso, e giudice di Arborea, che a forma della delegazione a lui fatta dal re di Aragona nel 1338 pronunci, e decida sopra le occupazioni fatte da alcuni sardi e catalani di parecchie terre e castella spettanti al detto Comune di Pisa. Risposta del mentovato giudice di Arborea, che ricusa l’incarico affidatogli, e dichiara di non volersi intromettere in tali questioni, e pronunciarvi giudizio.

(1340, 10 maggio).

Secolo XIV – LIII

Le repubbliche di Genova, e di Pisa, per mezzo dei loro procuratori Corrado di Credenza, e Michele Lante di Vico, prorogano la tregua di anni venticinque stabilita e conchiusa nel 31 luglio 1299 (1330 stil. pis.); cassano i capitoli di detta tregua, i quali aveano già avuto la loro esecuzione; stringono lega offensiva e difensiva per due anni, dopo spirato il termine della tregua medesima; e devengono a convenzioni speciali riguardo al modo di rifare i danni, cancellare i bandi, i processi, i lodi, e le rappresaglie, di trattare i ribelli, e di riservare i debiti privati, con soddisfazione reciproca, e pel rassodamento della pace.

(1341, [1342, stil. pis.], 24 giugno).

Secolo XIV – LIV

Francesco di S. Clemente Vicario del castello di Cagliari per il re di Aragona ordina a Ricucco Ricucchi Vicario generale dei conti della Gherardesca di render conto ai medesimi del governo da lui avuto, e che aveva anche allora, delle possessioni di detti conti in Sardegna.

(1348, 15 marzo).