Repertorio informatizzato delle fonti documentarie e letterarie della Sardegna

Repertorio informatizzato delle fonti documentarie e letterarie della Sardegna

Secolo XV – LXXVII

Bernardo di Villamarì ammiraglio della flotta Aragonese scrive al Podestà e agli Anziani della terra di Bonifacio in Corsica, dolendosi che contro il dritto delle genti essi avessero violato il salvocondotto accordato a Giovanni Peralta inviato colà da lui, lo avessero messo a morte, spogliandolo prima di una fusta armata carica di mercanzie; che dippiù avessero occupato per forza le due castella di Nunza e di Erbalonga spettanti al Re di Aragona, contro la tregua firmata tra detto Re e i Genovesi; e perciò chiede la rifazione dei danni e delle ingiurie, la restituzione, dentro un mese, di dette castella, fusta e mercanzie, e li eccita a rispondergli fra quindici giorni, o di rispondere, entro lo stesso termine al vicerè di Sardegna.

(1480. – 4 giugno).

Dagli Archivi della Banca di S. Giorgio in Genova (Originale).

Magnificis viris amicis nostris carissimis potestati antianis et hominibus vile Bonifacii.

Magnifici viri amici carissimi salutem. Questi dij passati essendo pervenuto ad nostra noticia che essendo arivato da queste vostre parte lo magnifico quondam Johanni de Peralta tempore quo vivebat cum una soa fusta per fei fu guidato et assecurato et requesto andasse da soi in terra per comunicare de alcun cosse quale confidando de la fe et salvo conducto per voi ad luy dato deseize in terra et non havendo vuj respecto a la dicta fe data et salvo conducto lo prendesteno et anco la fusta dezarmando quella et togiando tuta la roba de valuta circa ducati mille et que peius fasesseno certo modo violenter et iniuriose morire dicto Johanne et mala peioribus agregando tenendo la magestà de lo segnor rey de Castella et de Aragon nostro segnore in questo regno de Corsica in la sua fidelità et obediencia doi castelli cio est Nunza et Erbalonga compreixi in la tregua tractata et fermata intra Janueixi et la dicta Magestà per mezo de lo Sancto Rey dun Ferrando de Napoli non contenti observare quella propria auctoritate manu armata vuy cum altri de lo dicto regno durante dicta tregua haveti assidiato dicti castelli et preixi in vostro podeire toglendo quelli de la hobediencia et fidelità de la dicta Magestà in grave dano et preiudicio de ipsa Magestà et soi subditi e anco de lo honore de ipsa Magestà: et volendo iuste et legitime procedere circa le cose necessarie per la indennità et honore de dicta maiestà et soi subditi et vassali per Nui foro requesti lo Illustre duce et Magnifici Anciani de la cità de Genova duuseno restituire dicta fusta armata o lo valore de aquella e anco la roba et similiter restituire dicti castelj impodeire di quelli che dicta fusta et roba fuo preiza per vui e anco morto dicto Johani sensa loro consciencia commissione et voluntà et anco per voi altri de Corsica preizi dicti casteli non per loro commissione et voluntà cuius rei causa benchè la morte de lo dicto Johani de Peralta ne anco la iniuria non se posse extimare nientemeno nomine et per parte de la dicta Magestà vi requerino che in termine de uno meize dala data de la prezente in antea numerando debiati haveire restitovito in nostre mani mandata in largori (Largueri?) la dicta fusta armata como stava in lo tempo che la disarmasino et anco integramenti la roba in quella preiza o lo valore de dicta fusta como stava et dicta roba et similiter infra lo dicto termine voi como principali de dicto regno cum li altri debian haver restituito dicti castelli de Nunza et Erbalonga cum tute le robe municione artagerie che in quelli erano in poter de quelle persone che li teniano a la fedelità et obedientia de la dicta maiestà. Altrimenti ex nunc pro ut ex tunc proptestamo contra de voi et tuti altri a cui apartenesse de speize dani et interessi passis et paciendis per dicta Maiestà et soi subditj et vassali et anco de qualsivoglia iniuria danj aut altra cosa che per noj et altri vassali de dicta Maiestà facti et da fare ad voi et altri corsi per culpa et difecto vostro che haveti rocta dicta fe donata a lo dicto Johanni de Peralta et ad tale che de ciò non possiati alegare ignorantia ve havemo facta la presente et mandata per messer Johanni Antonio de Cataihola vostro cittadino de la quale havemo tenuto copia requirendovi expresse in termine de iornj quindeci da poi la datta de la presente debiati de ciò haveire reposto a noi o al vice re de Sardigna in Sardigna a tale che noi debitamenti possamo provedeire al necessario. altrimenti passati dicti iornj quindeci non havendo vostra risposta provederemo secondo ne pareirà per satisfacione de lo honore et servicio de la dicta Maiestà. Ex triremibus nostris prope terram Bonifacii IIIJ iunij MCCCCLXXX (1).

Presti a lo honor vostro

Bernadus de Vilamarj

Bernardus Boyl                    Guillermus de Callar

regius commissarius.            regius commissarius.

(1) Giovanni Peralta, della di cui uccisione si lagna l’ammiraglio Villamarì nella presente lettera, era andato a Bonifacio con una fusta armata carica di merci, sotto colore di affari particolari; ma in realtà vi era stato spedito dal vicerè di Sardegna per alimentare la congiura che colà si ordiva già da qualche anno avanti (ved. sopr. Cart. n.° XXXVIII) onde far cadere per tradimento in potere del Re di Aragona quella terra e castello spettante ai genovesi, come si ricava dal processo fatto in quest’anno medesimo 1480 contro Leonardo Stefano abitante di Alghero (in Sardegna) e contro Iacopo Mancoso vescovo di Aiaccio. (Ved. le Cart. seguenti dal n.° LXXVIII fino al n.° LXXXVI, e la Cart. n.° LXXXIX).