Repertorio informatizzato delle fonti documentarie e letterarie della Sardegna

Repertorio informatizzato delle fonti documentarie e letterarie della Sardegna

Secolo XIV – LV

Il re di Aragona D. Pietro IV. revoca tutte le lettere di marca, pignorazioni, e rappresaglie concedute da lui, e dai suoi predecessori, ai propri sudditi contro i mercatanti pisani, e proibisce, che sulle loro mercanzie provenienti dalle loro terre, e dai loro porti, si riscuota dritto o gabella di sorta, a forma del trattato di pace conchiuso, e vegliante tra esso Re, e il Comune di Pisa.

(1349, 22 gennaio).

Secolo XIV – LVII

Gli uomini del Comune di Alghero (Allegerii), e del suo distretto, riuniti in generale consiglio, e Pietro D’Orio, vicario dello stesso Comune, costituiscono loro procuratore ed ambasciatore il medico Antonio di Filippo, e gli conferiscono le più ampie facoltà, acciò, trasferendosi a Genova, tratti, conchiuda, e stabilisca col Doge di quella repubblica, e col suo consiglio, tutti quegli accordi, patti, e contratti che stimerà necessari pel loro interesse, e difesa, contro il re di Aragona, e i catalani loro nemici.

(1353, 1 gennaio).

Secolo XIV – LVIII

Nicolò di Cassano D’Oria, per sé, e pe’ suoi fratelli Enrietto, Antonio, Guglielmo, Tebaldo, e Odoardo, Luca di Mariano D’Oria, e Anfreone di Alaone D’Oria, conferiscono ampio mandato al giurisperito Alaone D’Oria per stringere a loro nome col Comune di Genova tutti gli accordi, contratti, e leghe che saranno necessarie per la difesa delle terre, ville, castella, luoghi, e dritti, ch’essi possedono in Sardegna, e della parte loro spettante nella terra, luogo, e castello di Alghero (Allegerii), contro il re di Aragona, e i Catalani.

(1353, 2 gennaio).

Secolo XIV – LIX

Il re D. Pietro IV. di Aragona autorizza con sue lettere patenti i notai, o scrivani del Comune di Pisa, che si trovassero, o andassero in Sardegna per esercitarvi le funzioni loro affidate dal Comune, all’esercizio eziandio del notariato pubblico, durante il tempo del loro uffizio, accordando ai medesimi facoltà di rogare stromenti fra i pisani, e per cose appartenenti al detto Comune, ed uomini di Pisa, purché però in ciascun atto spieghino, che ciò eseguiscono, come ogni altro notaio pubblico, in virtù della speciale autorizzazione regia stata loro accordata.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LX

D. Pietro IV. re di Aragona dà facoltà ai Vicari del Comune di Pisa, residenti in Sardegna per l’amministrazione dei feudi che il Comune vi possedeva, di portare armi offensive, e difensive, e di farsi accompagnare da due uomini armati per tutta l’isola.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXI

Pietro IV. re di Aragona revoca la lettera di marca e le rappresaglie, ch’erano state ordinate da lui, e dai re suoi predecessori contro i Pisani nell’isola di Sardegna, e in tutti gli altri suoi stati, e permette loro di negoziarvi e starvi liberamente, senza pagamento veruno di tasse sopra le robe, e sopra le persone.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXII

Il suddetto Re di Aragona D. Pietro IV. disapprova le violenze commesse dai suoi sudditi contro i cittadini e negozianti pisani, in contravvenzione alla pace, ch’egli avea col Comune di Pisa, e provvede affinchè nell’avvenire non si commettano atti somiglianti, e possano i pisani, come amici, liberamente negoziare e stare in tutti li suoi stati.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXIII

Il re di Aragona D. Pietro IV. rinnova al Governatore, ai Capitani, ai Podestà, ed agli altri Ufficiali regi in Sardegna gli ordini, che avea loro dati nel 1347, e 1349, affinchè lasciassero esportare liberamente, e senza verun dazio, dall’isola tutta le granaglie provenienti dai luoghi, che il Comune di Pisa vi tenea in feudo, e che dipendevano dal medesimo.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXIV

Il suddetto Re di Aragona ordina al Governatore, ed agli altri uffiziali Regi di Sardegna, che procedano rigorosamente contro gli autori del misfatto commesso sulla persona di Dottino Bonaria, Chiarento, e Pasqualino da Piombino distrettuali di Pisa, i quali, capitanando tre barche cariche di merci, erano stati assaliti nel 1351 da una galeotta armata nei mari di Terranuova, luogo marittimo dell’isola, spogliati di ogni avere, e barbaramente uccisi con tutto l’equipaggio.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXV

Lo stesso re di Aragona D. Pietro IV rinnova gli ordini già dati nel 1347 e 1349 al Governatore, ed agli altri ufficiali Regi di Sardegna, affinchè i Pisani non siano ulteriormente molestati da Stefanino Olivar barone della villa di san Mazacio (odierno Samatzai), il quale pretendeva esigere multe e penali da detti Pisani, perché il bestiame dei loro feudi era entrato a pascolare in un salto appartenente al territorio di detta villa, essendo per antica consuetudine promiscuo il pascolo di bestiami nei confini dei rispettivi territori delle ville possedute in feudo nell’isola dal comune di Pisa, e da altri signori, o baroni.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXVI

Il Re di Aragona D. Pietro IV scrive al Governatore, ed agli altri uffiziali Regii di Sardegna, ingiungendo ai medesimi, che, a tenore dei patti convenuti tra i sovrani suoi predecessori e il comune di Pisa, non frappongano impedimenti al libero esercizio della mercatura per parte dei Pisani nelle ville, e luoghi, ch’essi possedevano nell’isola, rinnovando in tal rispetto gli ordini già dati sullo stess’oggetto nel 1347 e 1349.

(1353, 14 febbraio)

Secolo XIV – LXVII

Il Re di Aragona rinnova al Governatore ed agli ufficiali Regii di Sardegna gli ordini già dati nel 1347 e 1349 per la restituzione della somma ch’era stata indebitamente esatta da alcuni comuni della Barbagia dipendenti dalla repubblica di Pisa a titolo di rifacimento di danni verso alcuni mercatanti, ch’erano stati depredati nei territorii di detti comuni.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXVIII

Pietro IV re di Aragona rinnova il comando già dato nel 1347 e 1349 al Governatore e agli uffiziali Regii di Sardegna, affinchè i Pisani stati espulsi dal castello di Cagliari siano indennizzati a giusto estimo del valore delle case e delle possessioni, delle quali furono spogliati; e ciò per adempiere alle condizioni della pace stipulata tra il re D. Giacomo suo avo e il re D. Alfonso suo padre da una parte, e il comune di Pisa dall’altro.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXIX

Lo stesso Re di Aragona ordina al Governatore, e a tutti gli ufficiali Regii in Sardegna di osservare puntualmente i patti, pe’ quali spettava al comune di Pisa la giurisdizione alta e bassa nelle ville e luoghi che ancora possedeva nell’isola a titolo di feudo, e di non turbare, né impedire in verun modo il libero esercizio di tale giurisdizione.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXX

Pietro IV re di Aragona rinnova al Governatore, ed agli altri uffiziali Regii in Sardegna gli ordini che avea già dato nel 1347 e 1349, affinchè si cessasse dall’abuso di esigere dai Pisani l’uno per cento su tutte le merci ch’estraevano, e che importavano nel castello di Cagliari, e si osservasse invece l’antica consuetudine, per cui gli stessi Pisani erano esenti da ogni dazio nell’introdurre e nell’esportare le loro mercanzie, ed altri generi di qualunque specie da detto castello.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXI

Ordinazione Regia di D. Pietro IV di Aragona, con la quale si comanda al Governatore, ed agli altri uffiziali Regii di Sardegna di far restituire al comune di Pisa le somme, che Alfonso di Ledrera avea estorto dagli abitanti di una villa, che lo stesso comune possedeva nell’isola a titolo di feudo, asserendosene creditore, senza darne alcuna prova.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXII

Il re di Aragona ordina al Governatore di Sardegna di esaminare in via spedita e sommaria la questione insorta tra il comune di Pisa, e ser Duodo borghese e notaio di Villa di Chiesa (attuale Iglesias), il quale per certa somma di denaio, di cui asseriva essere creditore, si era messo in possesso della villa e tenuta di Palus già conceduta in feudo allo stesso comune dal re D. Giacomo II, e dall’infante D. Alfonso; e laddove gli risultasse non sussistere il credito, facesse restituire la villa e la tenuta medesima al feudatario.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXIII

Lettere del re D. Pietro di Aragona al Governatore di Sardegna, con le quali rinnova gli ordini già dati nel 1347 e 1349 acciò fosse restituita al comune di Pisa la somma, ch’era stata violentemente estorta a titolo di sussidio dagli ufficiali Regii all’amministratore dei feudi, che lo stesso comune possedeva nell’isola, in occasione del matrimonio della figlia del re Don Alfonso col re di Maiorca, benché tali feudi, secondo i patti giurati, fossero esenti da ogni censo, e servizio.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXIV

Il re di Aragona scrive al Governatore di Sardegna, che eseguisca immediatamente gli ordini già dati nel 1347 e ripetuti nel 1349, per la restituzione di alcune case esistenti presso il porto di Cagliari, che il comune di Pisa avea dato con altre terre e possessioni ai custodi del ponte nuovo di Ex-pino per la conservazione del medesimo, le quali erano state, ed erano anche allora indebitamente occupate dagli ufficiali Regii; e perché al tempo istesso li detti custodi fossero rifatti dei danni, ch’essi asserivano aver sofferto per causa di tale indebita occupazione, e riclamavano a ragione di cinquanta fiorini d’oro all’anno.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXV

Il re D. Pietro IV di Aragona ordina la pronta restituzione delle somme, che il comune di Pisa era stato astretto a sborsare in Sardegna pe’ feudi che vi possedeva, in occasione della guerra sostenuta in Logudoro dalle armi regie contro i ribelli nobili d’Oria, con violazione dei patti giurati tra il re D. Giacomo II e l’Infante D. Alfonso da una parte, e lo stesso comune dall’altra, in virtù dei quali quest’ultimo non era tenuto a prestar sussidio, né di andare a oste co’ regii, salvo che si tentasse, o si temesse invasione dell’isola, o di parte di essa, per mezzo di armi straniere.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXVI

Il re di Aragona rinnova al governatore generale, e agli altri ufficiali regii di Sardegna l’ordine già dato nel 1347 e 1349 per la restituzione della somma che il precedente governatore dell’isola avea fatto pagare agli uomini della villa di Gippi, infeudata al comune di Pisa, per causa di una ferita inferta da un cittadino sassarese a un abitante della villa medesima, violando così la giurisdizione del suddetto comune Pisano, il quale per mezzo del suo Vicario, e della corona dei probi uomini, avea già giudicato, e punito il delinquente.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXVII

Il re di Aragona Don Pietro IV, accogliendo la domanda fattagli da Giovanni de Hericiis, e da Giovanni Buzacarino ambasciatori del comune di Pisa, rinnova al Governatore, ed agli altri ufficiali regii in Sardegna l’ordine già dato negli anni 1347 e 1349, affinché in via sommaria, e senza strepito di lite, facciano restituire agli abitanti di una villa infeudata a detto comune i beni, e gli effetti, che certo Guglielmo di Lauro nativo di Catalogna avea da essi estorto con la forza, pretendendo che la suddetta villa fosse di suo privato dominio.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXVIII

Il re di Aragona Don Pietro IV comanda al Governatore ed agli altri uffiziali regj in Sardegna, che in esecuzione degli ordini già dati nel 1347, e ripetuti nel 1349, facciano restituire al Comune di Gippi inferiore infeudato ai pisani le somme, gli effetti, ed i beni statigli sequestrati da Maestro Arnaldo Marchal signore della villa di Musti (forse Musei) per pagamento di lire duecento di alfonsini, cui egli avea condannato alcuni uomini di detta villa o comune di Gippi, i quali però constava non avervi domicilio, ed essere  vagabondi al tempo  della condanna.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXIX

Pietro IV re di Aragona rinnova gli ordini già dati fin dal 1349, al Governatore generale, e agli ufficiali regi in Sardegna, affinché osservino esattamente i dritti e privilegi competenti al Comune di Pisa nelle ville, e nei luoghi di Tregenda (Trexenta), e di Gippi concedutigli in feudo col mero, e misto impero, senz’obbligo di censo e di servizio, in conseguenza della pace, che, dopo lunga guerra, era stata conchiusa tra detto Comune, e i Reali suoi progenitori.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXX

Lettera del re di Aragona al Governatore generale, e agli altri ufficiali regi di Sardegna, affinché, in esecuzione degli ordini emanati dalla Real Corte nel 1347 e 1349, facessero restituire al Vicario nei feudi, che il Comune di Pisa possedeva nell’isola, i beni, mobili, e denari, ch’erano stati violentemente estorti agli abitanti di una delle ville di detti feudi da Gioffredo Gilamberti, il quale anteriormente ai pisani avea avuto il possesso della villa medesima.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXXI

Il re di Aragona rimprovera il Governatore generale, e gli altri ufficiali regi di Sardegna per le vessazioni alle quali sottoponevano i pisani dimoranti nelle Curatorie di Trexenta e di Gippi, e nel giudicato di Gallura, obbligandoli a servizi personali, o a pagamenti di surrogazione, per la guardia del castello di Cagliari, e delle città di Sassari, e di Oristano, specialmente in occasioni  di guerra co’ Doria, e perché i pirati catalani spogliavano impunemente i mercatanti di Pisa che trafficavano nell’isola, violando così la pace già molto innanzi stabilita tra i suoi reali predecessori, e il Comune pisano; e ordina perciò ai medesimi di astenersi nell’avvenire da tali abusi e dagli altri, che sono nelle presenti lettere più ampiamente riferiti.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXXII

Pietro IV. re di Aragona scrive a Mariano IV. regolo di Arborea, affinché in virtù dei poteri che gli avea conferito nel 1347 e 1349, e che di nuovo gli conferiva, decidesse definitivamente la questione insorta tra Bertrando de Valle di Barcellona da una parte, e Neri Favullia, e Gueto di Damiano dall’altra, nella qualità questi ultimi di Vicari e Procuratori del Comune di Pisa nella Curatoria di Gippi in Sardegna, per alcune terre esistenti in detta Curatoria, delle quali si disputavano la proprietà, e per la quali il Governatore dell’isola avea sentenziato contro il detto Comune, che se n’era richiamato a lui per mezzo di appello (1).

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXXIII

Il re di Aragona ordina al Governatore, ed agli altri ufficiali regi di Sardegna, che procedano con rigore, ed arrestino Pietro Bosco di Cagliari, il quale associatosi ad altri perversi uomini di mare avea predato a modo di pirata nel 1352 nei mari dell’isola una nave di Giovanni di Giacomo, soprannomato Fabbrichino, di Livorno, carica di molte merci, e non trovandolo, né ricuperando le merci predate, gli tolgano tanto dei suoi beni, quanto basti a indennizzare largamente il derubato; e ciò con prontezza, e severità di giudizio, per dare un solenne esempio di punizione, ed incutere terrore ai malvagi.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXXIV

Lettera del re di Aragona al Governatore, ed agli altri ufficiali regj in Sardegna, affinché in esecuzione degli ordini loro dati nel 1347, e 1349, accordino protezione al Comune di Pisa per la esazione dei fitti delle case, e delle possessioni, che l’opera di s. Maria di detta città e Comune possedeva nell’isola, e specialmente in Sassari, giacché i locatarj, sotto pretesto di riparazioni, e di miglioramenti, si ritenevano tali fitti; per lo che comanda, che da allora in poi li detti locatarj non si prendano arbitrio di far spese di sorta in detti beni, senza il consenso, e permesso dell’amministratore di detta pia Opera.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXXV

Il re di Aragona ordina al Governatore, ed agli altri ufficiali regj di Sardegna, che procurino al più presto l’arresto personale di certo Pietro di Bosco, il quale con una nave armata avea predato nei mari dell’Asinara un legno capitanato da Giorgio Giusti cittadino pisano, rubandogli, ed appropriandosi con atto di vera pirateria le merci, di cui era carico, e che intanto dai beni del de Bosco rifacessero il danno patito dal Giusti.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXXVI

Lettere del re di Aragona Don Pietro IV. al Governatore, ed agli altri ufficiali regj di Sardegna, affinché facciano criminale inquisizione per scoprire gli autori del furto consumato a pregiudizio dei fratelli Gualando, e Riccucchio Riccucchi mercatanti pisani, una nave dei quali carica di merci era stata predata piraticamente presso Carbonara nei mari dell’isola da un’altra nave armata e capitanata, come dicevasi, da sudditi aragonesi, e rinvenutili li arrestino, e facciano risarcire co’ loro beni il danno cagionato.

(1353, 14 febbraio).

Secolo XIV – LXXXVII

Araone D’Oria giurisperito a nome proprio, e di suo fratello Anfreone, e come procuratore di Nicolò, Antonio, Giuliano, Tebaldo, e Odoardo del fu Cassano D’Oria, e di Luca D’Oria di Mariano; Enrichetto del suddetto Cassano D’Oria; Galeazzo di altro Galeazzo di Araone D’Oria; Damiano di altro Damiano di Saladino D’Oria; e Matteo medico per Pietro D’Oria, e per gli uomini del Comune di Alghero (Allegerii), in virtù dei poteri loro conferiti con atti dell’1 e del 2 gennaio 1353, cedono e trasferiscono a mani del Comune di Genova il governo, e il pieno dominio di detto Comune di Alghero, con tutti i suoi dritti, ragioni, possessioni, e giurisdizioni, e lo mettono sotto la di lui protezione, col patto di lega offensiva e difensiva contro il re di Aragona, e i Catalani; ad eccezione dei possedimenti particolari, e di certi introiti, e dritti di gabella, che i suddetti D’Oria si riservano nella qualità di antichi signori dello stesso Comune di Alghero.

(1353, 15 febbraio).

Secolo XIV – LXXXVIII

Nicolò di Cassano D’Oria, per sé, e per suo fratello Enrichetto, e come procuratore di Alaone D’Oria giurisperito del fu Alaone, e di Galeazzo del fu Galeazzo D’Oria; Luca D’Oria di Mariano; e Nicolino di Pignono per la università di Alghero, approvano, ratificano, e confermano la cessione del governo, dritti, ragioni e giurisdizioni spettanti a detta università, e al suo distretto, pattuita a favore del Comune di Genova con atto del 15 febbraio 1353, e ne fanno la reale consegna a Fadoto Sfoglia sindaco, o procuratore di detto Comune, il quale, dopo avutane la simbolica tradizione, fa inalberare sulle porte della terra il vessillo genovese. E per maggiore sicurezza della seguita cessione, e dei patti convenuti, gli abitanti, e gli uomini di Alghero prestano individualmente il giuramento di fedeltà al Comune di Genova.

(1353, 7 marzo).

Secolo XIV – LXXXIX

Il re di Aragona Don Pietro IV scrive a Rambaldo di Corbera governatore di Sardegna, affinché faccia eseguire ed osservare fedelmente nell’isola l’ordine Reale già emanato riguardo ai pirati, che fossero sudditi della sua corona, i quali, prima di armare e di partire dal luogo in cui avessero armato, doveano giurare e prestare idonea cauzione di non offendere, né nelle persone, né negli averi i navigatori e le navi del comune di Pisa,  in osservanza della pace conchiusa tra detto comune e i sovrani Aragonesi, la quale a tal riguardo dolevansi i Pisani che fosse stata spesso violata a loro danno.

(1353, 20 aprile).

Secolo XIV – XCI

Proposte fatte dal comune di Pisa al comune di Genova per la rifazione di varii danni arrecati, e di prese fatte dagli armatori genovesi a pregiudizio di alcuni mercatanti, e cittadini pisani, anche nei mari di Sardegna; e risposte date dal detto comune di Genova per mezzo dei suoi ambasciatori Giovanni D’Oria giurisperito, e Nicolò di Gujano.

(1353, 15 luglio).

Secolo XIV – XCIII

Mariano di Arborea (1) ordina la erezione, e costruzione di un nuovo borgo presso il castello di Goceano, destina venticinque famiglie da lui dipendenti per cominciare ad abitarlo, e accorda vari privilegi ed esenzioni a coloro che anderanno a stabilirvisi, promettendo ai medesimi spazio sufficiente per costruirvi le loro abitazioni, e terre per l’esercizio dell’agricoltura.

(1356, 16 agosto (2)).

Secolo XIV – XCVI

Il Re Don Pietro IV di Aragona concede allo scudiero Pietro Esimino di Lumberiis di Sassari il privilegio esclusivo di levare dai loro nidi i falconi nell’isola dell’Asinara, e nel Capo di Logodoro in Sardegna, di nutrirli, custodirli, e allevarli per uso delle caccie Reali, e di trasmetterli poi alla sua corte.

(1355, 29 gennaio).

Secolo XIV – CII

Pietro IV Re di Aragona scrive a Mariano IV Giudice di Arborea per indurlo alla restituzione delle castella di Pedres, Bonvei, Terranova, Ardara, e Cepola coi territori, e co’ dritti alle medesime appartenenti, minacciando, in caso contrario, di voler agire con vigore pel ricuperamento di quelle fortezze.

(1355, 8 giugno).

Secolo XIV – CIII

Convenzione seguìta nel luogo di Sanluri in Sardegna tra il Re Don Pietro IV di Aragona, e Mariano IV Giudice di Arborea; ed ordine dello stesso Re Don Pietro IV, affinché tale convenzione, e tutti i capitoli nella medesima contenuti siano puntualmente osservati.

(1355, 11 e 15 luglio).

Secolo XIV – CVI

Mariano IV giudice di Arborea scrive da Oristano a Don Pietro IV re di Aragona, per chiedergli la restituzione di una nave col carico, che Nicolò Abate di Trapani avea predato a Barderio d’Adda di nazione francese, il quale navigava per conto di Filippo Rainaldetto nobile cittadino di Bosa, e con la restituzione il risarcimento dell’ingiuria.

(1355, 21 ottobre).

Secolo XIV – CXII

Pietro re di Aragona conferisce ampli poteri a Francesco de Perilionibus (di Pierleoni), e lo costituisce suo procuratore, affinché d’accordo col procuratore, ed inviato della repubblica di Genova faccia compromesso nella persona, o persone, ch’entrambi consentiranno di scegliere per la decisione delle questioni, e per la cessazione della guerra esistente tra lo stesso sovrano, e la suddetta repubblica.

(1358 (1), 25 dicembre).

Secolo XIV – CXIII

Simone Boccanegra Doge di Genova costituisce suo procuratore Rinaldo di Montaldo all’oggetto di compromettere sulle questioni della repubblica Genovese col re di Aragona, e di comparire intanto alla presenza di Giovanni marchese di Monferrato, per concertarsi cogli ambasciatori del sovrano aragonese sulla restituzione dei prigionieri, e sulla rifazione dei danni fatti e cagionati in occasione, e per causa di guerra, con facoltà eziandio di devenire ad atti di tregua, e di pace.

(1359, 22 marzo).

Secolo XIV – CXV

Lettera del marchese Giovanni di Monferrato a D. Pietro re di Aragona, e al Doge di Genova, nella quale dà alcuni preliminari provvedimenti, nella sua qualità di arbitro, riguardo ai prigionieri di guerra, ed ai corsari ed armatori, sì catalani, che genovesi.

(1359, 11 aprile).

Secolo XIV – CXX

Pietro Re di Aragona costituisce suoi procuratori Iasperto di Tregurano, e Romeo Lullo di Barcellona, acciò assieme a Francesco di Perilionibus, o due dei tre in assenza di uno di essi, conferiscano con Giovanni Marchese di Monferrato riguardo alle sue controversie coi Genovesi.

(1359, 14 novembre).

Secolo XIV – CXXIV

Giovanni marchese di Monferrato, in virtù della bailia, e poteri conferitigli dal Re di Aragona, e dai Genovesi, proroga per cinque anni, a datare dalla prossima festività di Pentecoste, il Compromesso fatto nella sua persona, per pronunziare il lodo sulle loro questioni.

(1360, 27 marzo).

Secolo XIV – CXXV

Lodo di Giovanni marchese di Monferrato, col quale sono definite alcune delle questioni tra il re di Aragona, e i Genovesi, con riserva di definir poi le altre, e intanto si comanda ai contendenti di consegnare, e mettere a disposizione del medesimo marchese la città di Alghero, ed altri luoghi di Sardegna, co’ diritti dipendenti, fino a che si potesse pronunciare definitivamente a tal riguardo.

(1360, 27 marzo).

Secolo XIV – CXXVI

Altro lodo di Giovanni Marchese di Monferrato sopra le controversie dei Genovesi col Re di Aragona, nel quale il detto Marchese si riserva di arbitrare, e sentenziare riguardo ai luoghi, ville, terre, possessioni, giurisdizioni, e redditi, che i D’Oria aveano in Sardegna, dopo che gli sarebbero presentate le informazioni scritte, e giurate a tal riguardo da Francesco de Perilionibus, e da Leonardo di Montaldo procuratori dei contendenti.

(1360, 30 marzo).

Secolo XIV – CXXVII

Francesco di Enrico giurisperito, Domenico Fatinanti, e Gabriele Adorno, ambasciatori della repubblica di Genova, domandano da Giovanni Marchese di Monferrato, che fissi un termine dentro il quale le parti debbano presentare tutte le scritture, e titoli su’ quali fondano le rispettive loro pretese, affinché si possano decidere definitivamente tutte le altre loro questioni col Re di Aragona; e il detto Marchese fissa per tale oggetto il termine di quattro mesi.

(1360, 2 aprile).

Secolo XIV – CXXVIII

Il Re Don Pietro IV di Aragona e di Sardegna accorda alla città di Alghero le franchigie della città di Sassari. (1360, 10 giugno). Dagli Archivi antichi della città di Alghero. Petrus Dei gratia Rex Aragonum, Valenciae, Majoricarum, Sardiniae et Corsicae, Comesque Barchinonae, Rossilionis, et Ceritaniae. Dilectis, et fidelibus universis, et singulis officialibus nostris insulae … Leggi tutto Secolo XIV – CXXVIII

Secolo XIV – CXXXI

Cristoforo di Paolo, inviato speciale della repubblica di Genova, protesta solennemente al cospetto di Pietro re di Aragona pe’ danni, che la detta repubblica risentiva, per non avere egli ottemperato, e non voler ottemperare alla sentenza, ed agli ordini dati da Giovanni marchese di Monferrato nella qualità di arbitro eletto di comune accordo per definire le loro questioni.

(1360, 8 ottobre).

Secolo XIV – CXXXII

Lettere comminatorie di Giovanni marchese di Monferrato, con le quali, nella sua qualità di arbitro eletto per compromesso, ingiunge nuovamente a Pietro re di Aragona, e di Sardegna, sotto pena di centomila fiorini, di mettere e consegnare in suo potere la città, e gli uomini di Alghero, con le sue pertinenze, per ritenerle fino a sentenza definitiva sulle questioni vertenti per tal causa tra il detto sovrano, e i Genovesi; e ciò in un termine prefinito, trascorso il quale, senza eseguire tale consegna, dovesse lo stesso re rimettere i Genovesi nella possessione materiale del mentovato luogo di Alghero, dalla quale egli li avea levati con le armi, e con la violenza.

(1361, 27 dicembre).

Secolo XIV – CXXXIII

Il Marchese di Monferrato, pressato dalle instanze degli ambasciatori genovesi, i quali si dolevano, che il Re di Aragona non avesse eseguito, e non volesse eseguire veruna delle cose pronunziate co’ lodi già intervenuti nelle loro contese, e specialmente la restituzione delle castella, luoghi, e terre, delle quali quel sovrano avea spogliato in Sardegna i nobili D’Oria; e conoscendosi impotente a farla eseguire con la forza, rinunzia alla bailia, ed ai poteri, che si avea riservato, e protesta di non volere più arbitrare, e pronunziare su dette contese. E gli ambasciatori genovesi protestano alla loro volta, accusando al Re di Aragona tutte le penalità da lui incorse.

(1361, 28 dicembre).

Secolo XIV – CXXXIV

Sentenza di Giovanni Marchese di Monferrato, con la quale si dichiara dover star ferma, e nel suo pieno vigore, l’altra sentenza pronunciata da detto Marchese nel 27 dicembre 1361 relativamente alla restituzione della città di Alghero, e sue dipendenze; avere il Re di Aragona incorso le penalità comminategli, per non averla eseguita nel tempo prefinito; ed è condannato lo stesso sovrano a fare tale restituzione ai Genovesi entro quattro mesi dal giorno della notificazione del presente lodo.

(1362, 28 febbraio).

Secolo XIV – CXXXVI

Bolla del Pontefice Urbano V contro Pietro IV re di Aragona, il quale ricusava di pagare l’annuo censo convenuto nella infeudazione pel regno di Sardegna e di Corsica, acciò comparisca legittimamente in Roma avanti al Concistoro Pontificio, per ivi sentire la promulgazione della sentenza, che sarebbe pronunciata contro di lui, accompagnata da scomunica, e da interdetto.

(1364, 13 marzo).

Secolo XIV – CXXXVIII

Carta Reale di D. Pietro di Aragona, con la quale, dichiarate di proprietà regia, e quindi inalienabili in perpetuo le saline dello Stagno, e della Nurra, e le ville di Bonvehi, Manussades, e Montcort, si danno alcuni provvedimenti per la vendita del sale in Alghero, e anche in Sassari, allorché questa città tornerà sotto il dominio della Corona.

(1370, 15 novembre).

Secolo XIV – CXXXIX

Privilegio del re. D. Pietro di Aragona per l’unione ad Alghero delle ville di Suyana, Terquilo e Desella. (1370, 16 novembre). Dagli Archivj antichi della città di Alghero. Nos Petrus, Dei gratia rex Aragonum, Valenciae, Maioricarum, Sardiniae, et Corsicae, comesque Barchinonae, Rossilionis et Ceritaniae. Circa melioramentum villae nostrae Alguerij intendentes libenter, tenore praesentis cartae nostrae … Leggi tutto Secolo XIV – CXXXIX

Secolo XIV – CXL

Ordine del re D. Pietro di Aragona, col quale s’ingiunge ai Sardi abitanti in Alghero di uscirne e vendere le loro possessioni dentro un termine da fissarsi dal Governatore di Logudoro; con divieto perpetuo agli stessi Sardi di abitare in detta città, e possedervi dei beni stabili.

(1372, 28 settembre).

Secolo XIV – CXLIV

Nicolò di Guarco Doge della repubblica di Genova, nella qualità di tutore e curatore legittimo di sua figlia Bianchina, costituisce suoi procuratori speciali Giovanni di Giorgio di Montegranaro, dottore in legge, e suo vicario, e il nobile Giacopo D’Oria del fu Percivalle, all’oggetto di togliere a mutuo quattromila fiorini d’oro, e d’impiegare una parte dei medesimi nella compra di tanti luoghi fruttiferi dei comuni di Genova, di Pisa, o di Firenze, a favore di detta sua figlia Bianchina (1).

(1382, 20 agosto).

Secolo XIV – CXLV

Eleonora di Arborea, moglie di Brancaleone D’Oria, fa consegnare dal suo inviato Francesco Delbarbo di Castel Genovese (in Sardegna) fiorini quattromila d’oro, a titolo di mutuo gratuito, a Nicolò di Guarco Doge della repubblica di Genova, il quale si obbliga di farne restituzione nel termine di dieci anni, sotto pena del doppio; e con la condizione espressa, che laddove nel frattempo, pervenuto alla pubertà Federico, figlio di detti Eleonora e Brancaleone, Bianchina figlia di esso Doge mutuatario contraesse matrimonio per verba de praesenti col suddetto Federigo, e un tal matrimonio non potesse poi effettuarsi per causa di morte, o per qualunque altro caso fortuito, il presente atto di mutuo diventasse nullo, e di niun valore.

(1382, 16 settembre).

Secolo XIV – CXLVI

Eleonora Giudicessa di Arborea scrive alla regina di Aragona, pregandola di voler essere mediatrice presso il di lei Reale marito, onde ridonare all’isola di Sardegna l’antica pace e tranquillità, la quale era fieramente turbata dalle continue guerre; e la previene al tempo istesso, che avea già scritto al re, informandolo di tale stato di cose, e della morte del suo fratello Ugone.

(1384,… giugno).

Secolo XIV – CXLIX

Il Pontefice Urbano VI., accogliendo favorevolmente le supplicazioni fattegli da tutti i nobili della stirpe e della famiglia D’Oria, autorizza l’abate di s. Fruttuoso di Capo di Monte della diocesi di Genova, di rivendicare, e raccogliere insieme le possessioni, ei redditi appartenenti al priorato di S. Maria dell’ordine di s. Benedetto, che gli antenati degli stessi D’Oria aveano fondato nella città di Alghero in Sardegna, il quale con la detta città era stato violentemente occupato dai Catalani, seguaci e fautori dell’antipapa Clemente VII, e di far edificare col mezzo di tali redditi una chiesa nel luogo di Campi in Polvecera sotto l’invocazione di s. Teramo, sottoponendola al patronato perpetuo del Priore (poi Abate) di s. Matteo di Genova.

(1386, 12 dicembre).

Secolo XIV – CL

Atto solenne di pace tra il re Don Giovanni di Aragona, ed Eleonora Giudicessa di Arborea, col concorso delle città, ville, e comuni dipendenti da quest’ultima, e dei Sardi di lei fautori e aderenti, nel quale è riconfermata con varie modificazioni ed aggiunte la pace precedente conchiusa in Barcellona nel 31 agosto 1386 tra gli ambasciatori della stessa Eleonora, e Don Pietro IV. re di Aragona.

(1388, 24 gennaio).

Secolo XIV – CLI

Convenzione tra D. Giovanni re di Aragona da una parte, ed Eleonora giudicessa di Arborea, e il di lei marito Brancaleone D’Oria dall’altra, con la quale si stabiliscono i modi e le forme della liberazione di detto Brancaleone dalla stretta custodia in cui era ritenuto nel castello di Cagliari, e della esecuzione degli altri patti contenuti nell’atto di pace del 24 gennaio 1388.

(1390, 1 gennaio)

Secolo XIV – CLII

Carte di credenza, ed istruzioni date da Giovanni di Muntbuy governatore e riformatore generale di Sardegna, e dai consiglieri, e probi-uomini (Prohomens) di Cagliari al nobile Antonio di Puigalt, e a Francesco Roig, i quali si doveano trasferire a Barcellona, onde facessero conoscere al re di Aragona i fatti tutti, e le circostanze della ribellione di Brancaleone D’Oria: della di lui moglie Eleonora giudicessa di Arborea, e del loro figlio Mariano V.

(1391, o 1392(1)).

Secolo XIV – CLIII

Domanda fatta dal procuratore generale del fisco in Catalogna al re D. Giovanni di Aragona per la formazione del processo contro Eleonora giudicessa di Arborea, Brancaleone D’Oria di lei marito, e il loro figlio Mariano V, i quali accusa di ribellione, e di guerra aperta contro il sovrano, pe’ fatti criminosi, invasioni, usurpazioni, ed altre enormità che aveano commesso, e commettevano in Sardegna.

(1392, 1 marzo).

Criteri di edizione

Edizione a cura di Maurizio Virdis

Ho trascritto con la maggior fedeltà possibile il testo del Condaghe di Santa Maria di Bonarcado secondo la testimonianza dell’unico manoscritto che ce lo tramanda (Biblioteca Universitaria di Cagliari, ms. 277). La mia lettura è stata condotta sulla riproduzione fotografica di esso, e sull’originale, soprattutto per quanto riguarda i luoghi in cui le scritture del manoscritto, assai spesso deteriorato, non sono leggibili in riproduzione, e talvolta neanche direttamente, spesso neppure con l’ausilio della lampada UV.

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [1]

[c. 1r] CONDACE SANCTE MARIE DE MONARCANTO. IUDEX CON[STAN]TINI 1IN NOMINE DEI patris et filii et spiritu sancti. Amen. Ego iudice Gostantine de Arborea […………] simul [cun] uxore mea donna Anna s[econdum consilium archiepiscopi mei [Ho]mo [dei per remedium anime mee et pro remissione omnium peccatorum meorum et pro salute f[iliorum] meorum compono dispono assigno … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [1]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [2]

1In nomine domini. Amen. Ego Petrus priore de Bonarcatu fazo custa carta pro kertu ki fegi pro su fundamentu ki poserat Mariane d’Orruu de Nuragi de vinias ad sancta Maria de Bonarcatu in Billalonga. 2Kertei in corona de logu in Aristanis, sendo in kita de verruta Trogotori Seke. 3Kertei cun sos homines c’aviant levatu custu … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [2]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [11]

[c.9r] 1In nomine Xristi. Amen. Anno domini M·CC·XXXVIII. Ego Nicolau priore de Bonorcatu fatio memoria de cambiu qui feki cun Gantine Usay. 2Cambiey sa terra de bingia insuta bia de locu, qui est costas assas terras de Ponte et costa a Bera de Lacon, qui est mia. 3Et isse mi deti sa terra sua dessas … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [11]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [12]

1In nomini domini. Amen. Ego Nicolao, priore de Bonarcato, recordationem facio pro sa curte ke fuit de Guantine de Porta k’aviat iata a sancta Maria cun totu s’ateru suo. 2Petivimi·illa Comita de Zuri pro bindiri·illa. Et ego dedi·illa in combentu d’aberese·illa ipse et sa mugieri et fiios suos. 3Et ipse dediminde ·XXX· bisanti. In fine … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [12]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [14]

1Detj donnu Mariane de Gunale, previteru a ssantu Petru de Bitonj, sa domestica d’Orrea qui est capiçale assa bia qui collat a nNuroço et est costas assu erriu de Baracconi et est capiçale assa terra de donnu Pisanellu et costas assa bia qui collat a Bitonj. 2Testes: Orzoco de Muru de Monte acutu, previteru Manca, … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [14]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [15]

1Anno domini MCC […] In Dei nomine. Ego Benedictus prior sancte Marie de Bonorcanto fatio commemorationem dessa conversatione qui si fekit a santa Maria de Bonorcatu donnu Gunnari de Serra su de Lokeri in manus mias. 2Deit in tempus meu boe unu de domare, bacca una proxima et sues ·VII· proximas, et custu deti sende … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [15]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [16]

[c.10v] 1Ego priore Beneditu facio memoria dessa conversatione de donna Iorgia de Serra Oclubaria de Sorratile ca bennit a morte et ca confirmeti et deti su cantu aviat datu in manus de priore Arrigu dessu cantu futi in Boele et de terraticu et d’abba et dessu nassariu. 2Testes: Juanne Murtinu preiti et issa villa de … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [16]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [17]

[c.11r] 1In nomine trini et unius Dei. Amen. Nos Bernardus Dei gratia ecclesie Arborensis archiepiscopus dilectis in Christo filiis Philippo abbati monasterii sancti Çenonis in Pisis constituti et Petro priori monasterii sancti Çenonis de Bonarcanto eiusque fratribus tam presentibus quam futuris in perpetuum, iustis petentium desideriis prompto. 2Nos condecet animo assensum prebere et ea que … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [17]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [18]

[c.12v] 1Ego Gregorius, priore de Bonorcatu, facio memoria ke mi se converseti donna Maria de Lacon de Sorratile a santa Christina de Bonorcatu et deti donnia cantu aviat in Boele et terras et issa parte sua dessu nassariu giossu de Pisquina d’Oiu, de tres partes una. 2Custu deit cun voluntate d’onnia fiio suo. 3Testes: Goantine … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [18]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [19]

1Ego priore Iohanni. Posit Terico de Scopedu a sancta Maria de Bonarcadu et a sanctu Sergiu de Suei sa domestiga sua de Puçus strilliges, cum[mit]endo intro sas terras qui apo comporadas. 2Inguiçadi cussa domestiga dae ssu bau dessa Mela et falat totue pus flumen in co benit a bau de Carruga deretu a pischina d’equas … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [19]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [20]

1Ego Gregorius, priore de Bonarcadu, fazo recordatione || [c.13r] de ·II· homines, ki posit iudice Petru de Serra d’Arbaree ad sancta Maria de Bonarcadu: a Bera Piana et a Iohanne su fiiu, pro s’anima de Iudice Barusone su patri et pro s’anima de mama mia et pro s’anima mia et pro remissione de sus peccados … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [20]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [21]

1Ego Gregorius, priore de Bonarcadu, fazo recordatione de kertu, ke fegi megu Guantine Marki. Kertai megu narrando: «kerto cun su priore pro ·XXX· porcos, ke prestait patre miu a sancta Maria in su tempus de donnu Domesticus, ki li me torraret». 2Et ego narreilli: «Patre tuo serbu de sancta Maria de Bonarcadu fuit et bindiki … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [21]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [22]

1Ego Gregorius, priore de Bonarcadu, partivi cun iudice de Gallulu. 2Coiuvedi Goantine Mameli, serbu de sancta Maria de Bonarcadu, cun Maria de Lee, ancilla de iudice de Gallul; fegerun ·II· fiios: Zipari et Justa. Clesia levait a Zipari et iudice levait a Justa. 3Testes: Nigola de Pane, Comida Pira, Goantine de Porta armentariu dessu archipiscobu.||   … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [22]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [23]

[c.14v]1Ego Furato Birdis, ki mi committo, ego et mugere mia Justa Kekali a boluntade de pari, in manu de Deus et de sancta Maria de Bonarcadu et de su priore donnum Nicolau et dessus manacos suos prossa vita et prossa morte. 2Et ponnemus onnia apitu kantu amus et kantu amus potere akatare fusca assa morte … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [23]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [24]

1Ego Nicolaus, prior de Bonarcadu, recordationem facio de kertu ki fegi cun Guantine Formiga, ka bennit ipse assa billa de Miili pikinnu et fraigai domo et ortu et binnias et arbores posuit a tortu desso priore de Bonarcadu. 2Kertai cunde in corona de sanctu Nicola narrandoli «kertu cun Guantine Formica ki m’ait largatu in su … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [24]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [25]

1Ego Nicolaus, priore de Bonarcatu, cun donnu Petru Murtinu, armentariu meu adpus sa domo de sancta Maria de Bonorcadu, fagemus recordatione pro kertu ki fegerus in corona de donnu Petru de Figus armentariu de logu. 2Kerterus prossos fiios de Erradore Pisanu, ki fudi serbu de sanctu Jorgi de Calcaria, c’aviat fattus dave Bera de Zori … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [25]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [26]

1In nomine domini. Amen. Ego Nicolao priore de Bonarcato || [c. 16v] recordationem facio pro sa curte ke fuit de Guantine de Porta, k’aviat iata a sancta Maria cun totu s’attru suo. 2Petivimi·illa Comita de Zuri pro bindiri·illa; et ego dedi·illa in conbentu d’aberese·illa ipse et sa mugiere et fiios suos. 3Et ipse dediminde ·XXX· … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [26]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [28]

[c. 17v] 1Ego Arrigu, priore de sancta Maria de Bonorcadu, et Samaridanu, servidore de sanctu Georgii de Calcaria, fagemus recordatione de serbos et ankillas c’aviat sanctu Georgii de Calcaria cun sanctu Gregorii de Bauladu. 2Partirus cun priore Iohanne ad Iohanne de Urri, ubi aviat sanctu Georgii ·III· pees et sanctu Gregorii unu pee, et ad … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [28]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [29]

[c. 18v] 1Cambiarus custos serbos in pare cun donnu Iohanne, priore de Bauladu. 2Ego levai pro sanctu Georgii su ladus de Arçocco Ladu et ipse levait pro sanctu Gregorii su ladus de Trogodori Porcu. 3Levai ego pro sanctu Georgii su pee de Gavini et ipse levait pro sanctu Gregorii unu pee de Maria de Urri … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [29]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [30]

1Anni domini MCCLI. Ego Arrigu, priore de Bonorcatu, fatio memoriam ca deti a ssanta Maria de Bonorcatu prossa anima sua in manus mias Gantine de Lacon, su de Nuroço, donnia cantu aviat in Boele de terra, et parte sua de nassariu de Pisquina d’Oiu; et assa fine de conversaresi assa corte. 2Testes: su piscopu de … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [30]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [31]

[c. 19v] 1Ego priore Arrigu fatio memoriam dessa converssatione qui fequit a santa Maria de Bonorcatu in manus mias donna Iorgia de Serra Oclubaria de Sorratile. 2Deti a ssanta Maria su cantu aviat in Boele de terraticu et issu nassarju de Pisquina d’Oiu cun boluntate bona dessu maritu et de onnia fiiu suo. 3Et posit, … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [31]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [31bis]

Ego nicolaus prioris santa Maria de Bonarcadu req.   31 bis La scheda 31 termina poco sotto la metà della carta 19v, dopo tale scheda, con salto di una riga, v’è la scrittura, dal tratto più sottile, che abbiamo qui posto come 31 bis: quasi certamente si tratta dell’inizio di una nuova scheda la cui … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [31bis]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [32]

[c.20r] 1Anno Domini MCCXLII mercuris a die XXV de sancto Sadurru. Ego priore Arrigu faço memoria dessa conversacione qui si feguit donnu Petru Murtinu a sancta Maria de Bonarcadu a oram dessa morte suam. 2Confesedi su corpus suu a suterrari in sancta Maria de Bonarcadu. 3Dedi pro spendere in su morimentu, quando s’edi suterrari, libras ·V·. … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [32]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [34]

[c. 22v] 1In nomine domini. Amen. Ego Petrus de L[acon] iudex et rex arborensis et visconte de Basso, cun voluntade de Deus et de sancta Maria et de totu sos sanctos, et cun boluntade de donna Diana uxor mea regina de loghu, et pro anima de iudice Goantine d’Arbare et pro anima de iudice Comita et pro … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [34]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [35]

[24r.] Maria et omnibus sanctis et sancte Dei. Amen amen siat siat Anno Domini Mille CCXXXIIII…   35  Si tratta della fine di una notazione, la grafia pare essere la stessa della precedente notazione 34, difficile dire se si tratta della conclusione della medesima. Seguono prove di penna, firme e disegni; riesco a leggere: Antonio Fron … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [35]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [36]

[c. 25r] Condague sancte Marie Monarcanto fato pro sus res de Arborea biscondes de Barusau et de su iudice Constantino. 1IN NOMIINE DEI patris et filii et spiritu sanctu. Amen. Ego iudice Constantino de Arborea etian cum uxore donna Anna ex consilium archiepiscopi mei Homodei pro remedium anime mee et pro remissione omnium peccatorum regum … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [36]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [39]

CARTULA DE SUEI 1IN NOMINE DOMINI. AMEN. Ego priore Iohanne de Bonarcato facio recordatione cun voluntate de Deus et de iudice Barusone. 2Petivilli terra a iudice Barusone in piscina de ebbas, ki si segat dava su flumen prope de saltum meum, et isse dedimilla. 3Testes: donnu Comita de Lacon archiepiscopu et Paucapalea episcopu de sancta Justa, … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [39]

Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [44]

1Comporeilli a Terico Pasi et ad Petru de Figu terra in piscina d’ebbas et deilli matrige de porcu in tremisse et ·II· masclos in tremisse et ·I· ligone in ·II· oberas. Et complilli. 2Testes: Troodori Gaciella et Iorgi Martalu.   44.1 d’ebbas] debbas. 44.2 Testes] Aggiunto sul margine sinistro abbreviato come Ts con titulus sulla … Leggi tutto Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado [44]