Donazione della Chiesa di s. Giovanni di Arsemine fatta da Torgodorio di Gunale regolo di Cagliari, e da suo figlio Costantino, alla Chiesa di s. Lorenzo di Genova: e rinnovazione della promessa dell’annua libbra d’oro (1).
(1108, …).
Dall’Archivio Capitolare della Chiesa di s. Lorenzo di Genova, lib. P.B., cart. 9, tav. VIII, ann. 1108.
DONATIO ECCLESIAE S. JOANNIS DE ARSEMINE
In nomine Dei Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Ego Judice Trogotori de Gunali (2) cum filio meo domnu Constantini per voluntate de domnu Deus potestando parte Karalis fazo custa carta pro s. Joanne de Arsemin, qui dabo ad sancto Laurentio de Janua pro Deus, et pro anima mea, et de parentes meos, et pro una libra de auro qui plagitara (3) ad sanctum Laurentium ad dari omni anno; et non capat (4) ausantia Imperatore et executore, non una persona ad deverter (5) ista carta chi ordine ego pro Deus, et pro anima mea, et de muliere mea domna Preciosa de Lacon (6). Et sunt testimonios domnicello Cerchius, et domnicello Orzocho locu Salvatore, et ser Guido Ruffo, et ser Otto Fornario. Et chi la deberteret capata anathema dab Patri et Filio et Sancto Spiritu, dab XII Apostolos, et quatuor Evangelistas, et XVI prophetas, et XX Seniores, dab CCCXVIII Patres Sanctos, et sorte cum Juda in inferno. Fiat, et fiat, amen, amen.
NOTE
(1) Il donatore è lo stesso Torchitorio II dei precedenti diplomi III* e IV*. In quelli è cognominato de Lacono, ed in questo di Gunale, dei quali due cognomi ho già indicato l’origine nella nota (1) al suddetto diploma N° III. La donazione è alligata al pagamento annuo di una lira d’oro (lira di conto) per parte della chiesa di s. Lorenzo di Genova. Guglielmo, arcivescovo di Cagliari, confermò ed ampliò nel 1119 questa stessa donazione, e papa Callisto II la validò con sua bolla nel 1121. Ved. infr. Cart. XXVII* e XXXI*.
(2) Ved. pel cognome de Gunali la precedente nota (1).
(3) Plagitara, ossia aat plagir, corrispondente al latino placuerit. Così leggiamo frequentemente in molti diplomi sardi aet, o haet placher, cioè placebit lat., o piacerà ital. La lingua sarda antica adoperava per la coniugazione dei verbi (e li usa anche adesso) così nei tempi presenti, come nei futuri, i verbi ausiliari essere ed avere.
(4) Capat, o chi apat, corrispondente al lat. qui habeat; e vuol dire: – e non siavi imperatore ed executore qui habeat ausantia (il quale abbia ardire) ecc. ecc.
(5) Deverter, cioè de evertere (lat.), ossia di rovesciare, abbattere, distruggere, annullare la presente carta. In un calendario corale della metropolitana di Genova, libro in pergamena del secolo XIV, si trova che celebravasi di quei tempi anniversario pel Giudice Torchitorio addì 17 settembre; e l’articolo è espresso nei termini seguenti:
Xv Kal. Octobris
Dns TORQUITOR JUDEX CALARITANUS.
(6) Il Muratori credette erroneamente, che Preziosa di Lacon fosse moglie di Torchitorio I che regnò in Cagliari nella seconda metà del secolo XI, e di cui ho già riportato due diplomi (VII e VIII*) nei Diplomi e Carte di detto secolo.