Repertorio informatizzato delle fonti documentarie e letterarie della Sardegna

Repertorio informatizzato delle fonti documentarie e letterarie della Sardegna

Secolo XII – LXXV

Barisone, regolo di Arborea, volendo riconoscere i Genovesi per gli aiuti che gli aveano prestato, ond’essere investito dall’Imperatore Federigo Barbarossa della sovranità della Sardegna, promette loro il sussidio di lire centomila per la guerre che il comune di Genova dovesse sostenere contro i suoi nemici, il pagamento annuo di quattrocento marchi  di argento, la cessione dei castelli di Marmilla, e di Arcolento nel Giudicato Arborense, la donazione di due ville (curtes) per la fabbrica della chiesa di S. Lorenzo di Genova, e la concessione dell’area necessaria per edificare in Oristano cento case pe’ mercatanti genovesi. Promette inoltre di favorire l’arcivescovo di Genova per l’ottenimento della primazia e della legazione pontificia in Sardegna, di far edificare in Genova palatium regium, e di andarvi ogni triennio ad abitarlo, e di far giurare queste promesse ed obblighi da lui assunti dall’arcivescovo di Oristano, dai vescovi e prelati, e da cento dei più notevoli personaggi del suo regno, e di farli pure giurare dai suoi figli tutti, tosto che compissero l’età di anni dodici, e da coloro che dovessero succedergli nel regno. Agalbursa, moglie di Barisone, conferma l’atto col proprio giuramento, e promette di far giurare quello dei suoi figli, cui spetterebbe il regno, prima che venisse alla successione del regno di Gallura.

(1164, 16 settembre).

Dall’Ughelli, Italia Sacra, tom. IV (1).

Ego Barisonus, Rex Sardiniae, universitatis Ianuensis amicitiam requirens, expertus etiam quod animose et efficaciter me adiuverint in meae  perceptione coronae et in confirmatione ipsius, iuro honorem in perpetuum communis ac civitatis Ianuae, et quod pro exercitibus ac guerris, quas commune Ianuae deinceps fecerit, dabo eis pro centum millibus libris, et singulis annis dabo communi Ianuae ad natale Domini quadrigentas marchas argenti, pro quibus assignabo communi Ianuae tot introitus in uno vel in pluribus iudicatus Sardiniae, ut praeelegerit. Dabo etiam operi S. Laurentii duas curiarias, quas consules Ianuae praeelegerint in tota Sardinia, ex quarum redditibus ipsa ecclesia perficiatur, qua expleta unam habeat archiepiscopus Ianuae, et alteram canonica B. Laurentii, sicut consules Ianuae ordinaverint: et aedificabo mihi Ianuae palatium regium infra triennium postea quam consules praedicti aream mihi de communi voluerint providere, et in omni triennio semel Ianuam visitabo in mea persona,  nisi remanserit licentia consulum communis Ianuae: ac etiam iuro quod si Ianuenses voluerint laborare, ut archiepiscopus eorum obtineat primatum, et legationes Sardiniae, bona fide inde sibi auxiliabor. Item dabo castrum Arculenti, et Marmille, et tantum terrae in Aureo Stagno quantum bene sufficiat Ianuensibus negotiatoribus ad mansiones centum ubi honorifice maneant, et negotiationes suas exerceant. Haec omnino convenio, et promitto ego Baresonus rex per me et haeredes meos sine fraude observanda in perpetuum, et iuro corporaliter tactis sacrosanctis Evangeliis complere sub poena dupli, pro qua et  Arboream, et omne regnum meum commune Ianuae habeat deinceps pignori obligatum, et quod a me, et successoribus meis perpetuo observetur, et faciam iurare archiep. de Aureostagno et episcopos omnes regni mei, et praelatos ecclesiarum, et usque in centum de melioribus terrae meae firmamentum pacti huius, et ab omnibus filiis meis postea quam ad duodecim annos pervenerint, et similiter ab omnibus illis ad quos credidero regni mei successionem venturam.

Actum anno Dom. 1164, 16 septembris.

Ego Ar. (2) regina iuro ad sancta Dei Evangelia, quod non ero in opere, facto, vel consensu, quod coniux meus Baresonus rex contra aliquid de predictis faciat, et faciam iurare illum ex filiis meis quos habeo, vel habebo, cui regnum daturus erit, antequam regnum Galluriae accipiat, quod praescripta omnia adimpleat, et inconcussa perpetuo observet. Actum anno Dom. 1164, 16 septembris.

NOTE

(1) L’atto di questa convenzione è pure inserito in una lettera di Federico Federici diretta a Gaspare Scioppio, in cui narra le cose notabili della repubblica di Genova, pag. 39, 40, 41. Ma sì questa, che quella data in luce dall’Ughelli (la presente) sono copie incomplete del documento originale, assai più ampio e circostanziato, come può vedersi leggendo quest’ultimo nel seguente N° LXXVI.

(2) Ar. Prime lettere del nome di Argalbursa, o Agalbursa, seconda moglie di Barisone. Costei era figlia di Don Ponzio di Cervera, e di Malcalda di Raimondo Berenguer, cognata di Alfonso VII re di Castiglia. Promette Agalbursa di far giurare quello dei suoi figli che dovrebbe succedere a Barisone nella sovranità dell’isola, prima che ricevesse il regno di Gallura (antequam regnum Galluriae accipiat). Da questa promessa sembra adunque potersi inferire, che Barisone di Arborea, dichiarato e incoronato re di Sardegna, si credeva già padrone di tutti i giudicati dell’isola, per poterne disporre in futuro a favore dei suoi figli. Nel tempo della presente convenzione regnava in Gallura Costantino II, cognato del suddetto Barisone, come crede il Mittarelli. Succedette a Costantino il di lui unico figlio Barisone. Costui non ebbe prole mascolina, ma una sola figlia, la quale probabilmente è quella principessa di Gallura, che nel 1203 o 1205 si sposò a Lamberto Visconti (Ved. Tola, Dizion. biogr. dei Sardi illustri, vol. I, pag. 118-19, 247-48). Ma è da notarsi, che le antiche cronache sarde riferivano, siccome Barisone di Gallura, per le discordie intestine del suo giudicato, e le guerre mossegli dai suoi nemici, dovette rifuggirsi nel regno di Arborea. E dippiù, che nella donazione di S. Nicolò di Gurgo, o di Urgen, fatta nel 1182 da Barisone, re di Arborea e di Sardegna, al monistero di Monte Cassino (Muratori, Antiq. Ital., tom. II; Dissert. XXXII), figura come teste un Iudex Parason di Gallul. Non sarebbesi per avventura verificato nel 1182 ciò che nel 1164 era una semplice speranza, o dritto futuro?