Frammento di carta di donazione rinnovata e fatta da Costantino di Sogostos a favore della Chiesa di s. Antioco di Bisanio nel giudicato Turritano.
(1112…) (1).
Dall’apografo Simoniano, esemplato sull’autografo della Chiesa di Bisarcio già esistente nell’Archivio della Chiesa cattedrale di Sassari.
… et falat serra …ad uve iuncet flumen de Osilo cum rivu Oregeri. Pongioli saltu in istala aves de Dothanile assu suberiu dessa funtana dessa terra rubia avinde assu Crastu maiore de Mandras de lugei avinde bia torture cince collat a Nugor avinde a Nurace de lebe ca ivi avean cubillari cum pecuia de Iesanis et de beranu et de omnia tempus avinde bia maiore ci collat a nenule allizi a Funtana de orcu rivu tuture, uve partin de pare cum su gallulesu ad Ena de othaiule uve imbruncan appare cum Saltu de Ardar (2), – Et non siat tale homine natu ci se isperet alebare morte. Et cale aet esser ecussu homine ci lu aet boler istrumare, o iudice, o domnu, o dommicellu, o curatore a maiore a minore istrumet Deus nomen suo de libro vite, et carne… disrumpat volatilibus celi et bestiis terre, mittat in illis dominus mortem papellae et pereantur de isto seculo zizius – et abeant maledictione de omnes sanctos et sanctas Dei amen. – Et si quis ista carta audire eam voluerit et nostras ordinationes confortaverit et dixerit quia bene est abeat benedictionem a Deo patre omnipotente et de omnes sanctos et sanctas Dei amen amen fiat. – Testes primus Deus omnipotens, deinde ego Costantinus gratia Dei rex vocativo nomine de Sogostos simul cum uxore mea Maria de Serra (3) ci la renobamus ista carta pro ca arserant sas cartas ci abeant de innati cando arserat sa ecclesia de Guisarchu (4). Test. Petrus de Athen. Ithocor de Athen. Barusone de Centu istabla. Barusone de Martis. Zercis de Nureci. Mariane de Nureci. Ithocor de Cerci. Comita de Martis… de Lella. Furatu de …
NOTE
(1) Il presente frammento di donazione appartiene evidentemente alla prima metà del secolo XII, poiché i testi Pietro e Itoccorre de Athen, appartenenti ad un’antica famiglia magnatizia di Torres, viveano appunto in quel turno di tempo, come si ricava da alcune loro donazioni riportate qui appresso fra le Carte e i Diplomi del presente secolo. È affatto nuovo nelle cronache sarde il nome del regolo Costantino di Sogostos; ma io penso che sotto un tal nome debba intendersi Costantino I di Torres, così per aver egli regnato nella prima metà del secolo XII, come per darglisi qui in moglie Maria de Serra, la quale non è improbabile che sia la stessa Marcusa venutagli in moglie dalla famiglia dei dinasti di Arborea. Né si oppone a questa conghiettura il sopranome, o cognome di Lacon, col quale Costantino I di Torres si appella negli altri suoi diplomi, perché, oltre di essere costante, che alcuni regoli sardi del medio evo usarono spesso due nomi, e due cognomi, come fra gli altri Torchitorio II di Cagliari, detto anche Mariano, il quale si appellò, ora di Lacon, ed ora di Gunale, facendone testimonianza tante antiche carte, pur eziandio sospettarsi, che Costantino di Lacon, nel rinnovare, essendo già re, questa donazione, abbia usato del cognome, o del sopranome di Sogostos, che forse avea allorché la fece per la prima volta.
(2) In tutto questo periodo sono designati i confini del vasto territorio che Costantino avea donato alla chiesa di Bisarcio, i quali, per quanto può rilevarsi da questo intralciato documento, si estendevano, da una parte sino ai limiti dell’antica provincia di Gallura, e dall’altra sino alle ultime terminazioni della regione di Ardara.
(3) Ripeto, che non è improbabile, che Maria de Serra, sia la stessa Marcusa moglie di Costantino I di Torres. E forse era questo il suo vero nome e cognome, che poi trasformò nell’altro di Marcusa di Gunale, allorché il di lei marito salì al trono dei suoi maggiori. Costantino medesimo lasciò allora il vocativo nome di Sogostos, per assumere, ora quello di Lacon venutogli da suo padre Mariano I, ora l’altro di Gunale ch’era proprio della di lui madre Susanna Gunale o de Zori. Io non faccio che avanzare queste conghietture in mezzo a tanta oscurità di tempi, lasciando che ciascuno ne giudichi a suo talento.
(4) La chiesa vescovile di Bisarcio è nominate nelle antiche carte, ora Guisarchiensis, ora Bisarchiensis, e più spesso Giraclensis. La sua origine rimonta alla seconda metà del secolo XI (Ved. sopra Cart. e Dipl. del secolo XI, Cart. N° XIII* e XIV*). Dalla conclusione di questo documento si ricava, che la chiesa vescovile di Bisarcio soffrì incendio, e che le carte nella medesima custodite furono consumate dalle fiamme. Perciò appunto Costantino rinnovò colla presente Carta la donazione che avea già fatto alla stessa chiesa.