Repertorio informatizzato delle fonti documentarie e letterarie della Sardegna

Repertorio informatizzato delle fonti documentarie e letterarie della Sardegna

Secolo XI – XX

Costantino re di Cagliari protesta di voler abbandonare le prave consuetudini dei suoi maggiori, e promette la libera ordinazione dei vescovi, delle chiese, e dei sacerdoti nella sua provincia.

(…(1))

Dal Martene, e Durand, Veter. script. et monument. Collect. tom. I, pag. 526.

Ego in Dei nomine Constantinus rex et judex Sardiniae ob remedium animae meae, et parentum meorum, omnes pessimas consuetudines antecessorum meorum, et aliorum principum Sardiniae, scilicet concubinarum, homicidii, consanguinitatis, in manu Dei omnipotentis et beati Petri relinquo et refuto; ipsos etiam episcopatus et ecclesias, ac presbyteros in honorem Dei et B. Petri canonice ordinandos reliquo. Decimas etiam ac primitias ab hac die in antea me fideliter redditurum promitto. Et haec faciendi et attendendi omnibus infra regnum meum positis consilium et adjutorium in quantum potero dabo. Haec omnia quae predixi fideliter promitto et fideliter attendam (2).

NOTE

(1) Questo diploma appartiene indubitatamente a Costantino regolo di Cagliari, poiché fu ritrovato dal dotto Maurino Fournier negli archivii del monastero di S. Vittore di Marsiglia assieme ai due precedenti diplomi dello stesso Costantino, ed all’altro di Ugone arcivescovo cagliaritano. Sebbene manchi la data della carta, ed il Martene ed il Durand la riferiscano al 1089 o al 1090, io tuttavia la credo posteriore ai detti due anni, poiché sarebbe incoerente, anzi contraddittorio, che Costantino, nel pentirsi de’ suoi peccati di omicidio, di concubinaggio e di nozze incestuose (consanguinitatis) ec. ec., promettesse nel 1089 o nel 1090 di restituire fedelmente le decime che negli stessissimi anni avea liberalmente donate egli medesimo, e consentito che donasse l’arcivescovo Ugone (ved. sopra num. XVII e XVIII). Dunque pare più probabile, che dopo queste donazioni appunto Costantino rimettesse mano sulle dette decime, e che in appresso, ridottosi a consigli migliori, promettesse restituirle. In opposto egli sarebbesi obbligato a restituir cosa che esigeva con diritto, per ciò appunto che la donava, e permetteva che si donasse nel 1089 e nel 1090. Laonde recedo in questa parte dall’opinione dei dotti Maurini, che abbracciai nel mio Dizionario biograf. dei Sardi illustri, vol. I, pag. 240-41.

(2) Dall’originale documento, esistente nel monastero di S. Vittore di Marsiglia, pendeva, come lo attestano i detti Maurini, un sigillo di piombo, nella di cui faccia anteriore si leggeva in caratteri greci Gostantine, e nella posteriore Arkontoc, vale a dire arconte o principe.