Repertorio informatizzato delle fonti documentarie e letterarie della Sardegna

Repertorio informatizzato delle fonti documentarie e letterarie della Sardegna

Secolo XI – XII

Lettera di papa Gregorio VII a Orzocco giudice di Cagliari, colla quale lo encomia per l’onesta accoglienza fatta al Vescovo di Populonia, legato pontificio, lo esorta ad alcune riforme disciplinari del clero dell’isola, e lo avvisa di aver rigettato le proposte fattegli dai Normanni, dai Toscani, dai Longobardi, e da parecchie genti oltremontane per la concessione della provincia cagliaritana.

(1080, 5 ottobre)

Dal Mansi, Ss. Concil. nov. et ampliss. collect., tom. XX, col. 322, edit. Praed.

Gregorius Episcopus, servus servorum Dei, glorioso Judici calaritano Orzocco salutem et apostolica benedictionem (1).

Gratias omnipotenti Deo referimus, quod tua sublimitas beatum Petrum recognoscens debitum honorem et reverentiam legato nostro populoniensi episcopo V (2)…exhibuit, ac proinde ita devotionem tuam in illo suscipimus, quasi nobis, immo beato Petro prestiteris, dicente Domino: qui vos recipit, me recipit. Dilectionem ergo tuam monemus, ut ea quae a prefato legato nostro, atque Azone (3) prudenti viro audivisti, alta memoria semper retineas, si tui memoriam in nobis ante Dominum iugiter esse desideras. Nos enim memorati episcopi hortatu et precibus, qui se a te reverenter susceptum honorificeque tractatum testatur, apud illum, cuius vices licet indigni fungimur, te in mente specialiter deinde habere optamus (4). Nolumus autem prudentiam tuam moleste accipere, quod archiepiscopum vestrum Jacobum (5) consuetudini sanctae romanae Ecclesiae, matris omnium ecclesiarum, vestraeque, specialiter obedire coëgimus; scilicet, ut quemadmodum totius ecclesiae occidentalis clerus ab ipsis fidei cristianae primordiis barbam radendi morem tenuit, ita et ipse frater noster archiepiscopus vester raderet. Unde eminentiae quoque tuae praecipimus, ut ipsum ceu pastorem et spiritualem patrem suscipiens et auscultans, cum consilio eius omnem tuae potestatis clerum barbas radere facias atque compellas: res quoque renuentium, nisi demum consenserint, publices, idest juri calaritanae ecclesiae tradas, et ne ulterius inde se intromittant, constringas, nec non ipsum ad honorem ecclesiarum defendendum promptissime adiuves (6). Praeterea nolumus scientiam tuam latere, nobis terram vestram a multis gentibus esse petitam, maxima servitia, si eam permitteremus invadi, fuisse promissa, ita ut medietatem totius terrae nostro usui vellent relinquere, partemque alteram ad fidelitatem nostra sibi habere. Cumque hoc non solum a Nortmannis et a Tuscis ac Longobardis, sed etiam a quibusdam ultramontanis crebro ex nobis esset postulatum, nemini in ea re unquam assensum dare decrevimus, donec ad vos legatum nostrum mittentes animum vestrum deprehenderemus (7). Igitur quia devotionem beato Petro te habere in legato suo monstrasti, si eam, sicut oportet, servare volueris, non solum per nos nulli terram vestram vi ingrediendi licentia dabitur, sed etiam, si quis attentaverit, et saeculariter et spiritualiter prohibebitur a nobis ac repulsabitur (8), Auxilium denique beati Petri, si in ipsius fidelitate perseveraveritis, procul dubbio, quod non deerit vobis, et hic et in futurum promittimus.

Data tertio nonas octobris (9).

NOTE

(1) L’Orzocco, cui è diretta questa lettera, è lo stesso regolo cagliaritano al quale fu indirizzata la precedente.

(2) Cioè Willielmo o Guglielmo, l’istesso di cui parla l’Ughelli nell’Italia sacra, tom. III, col. 710, n° 1075.

(3) Opino, che questo Azone, savio uomo, sia lo stesso Arzone che nel 1089 regnava in Cagliari. E forse la sua dimora in Roma, e l’aiuto da lui prestato co’ suoi consigli a Orzocco per la felice riuscita della missione del vescovo di Populonia, gli avranno dischiusa la via a conseguire, dopo la morte di Orzocco, il giudicato di Cagliari, per elezione del clero e del popolo, che professava già la dipendenza dalla S. Sede.

(4) L’onesta accoglienza fatta da Onroco al vescovo di Populonia era, come vedesi, il precipuo motivo, per cui il papa prometteva al primo di averlo presente nelle sue preci.

(5) Per le notizie relative a quest’arcivescovo di Cagliari, ved. Tola, Diz. biogr. dei Sardi illustri, vol. II, pag. 128.

(6) Era cotanto radicato nel clero sardo il costume orientale di nutrire folta e lunga barba sul mento, che il papa dovette chiamare in suo aiuto l’autorità laicale di Onroco, per farla radere all’arcivescovo Giacomo, ed ai preti da lui dipendenti. Quest’ordine papale sembrerà forse scandaloso ai lions eroici dell’età moderna.

(7) La data di questa lettera, e quindi la concessione chiesta al pontefice dai Normanni, dai Toscani, dai Longobardi e da parecchi popoli oltramontani, cade in quel tempo in cui la S. Sede spiegava pretese di assoluta sovranità sulla Sardegna, in conseguenza della donazione di Carlo Magno, secondo il Sigonio, o di Lodovico Pio, secondo altri critici. Ma poi questa sovranità le fu contestata dagli imperatori germanici, tra i quali si distinsero Federigo Barbarossa e Federigo II. Notisi per altro, che da una lettera scritta dallo stesso Pontefice nel 7 aprile 1074 a Gotofredo duca di Lorena, marito della celebre contessa Matilde, sembra potersi indurre, ch’egli gli avesse promesso la investitura della Sardegna, laddove lo aiutasse a combattere i Normanni.

(8) Il papa prometteva ad Orzocco, che laddove continuasse a serbare Devotionem S. Petro, che è quanto dire, laddove continuasse a riconoscere la sovranità della sede apostolica sul di lui reame, o giudicato, non permetterebbe ad alcuno di occupare con violenza il di lui regno, anzi vi si opporrebbe virilmente colle armi temporali e spirituali.

(9) Manca in questa lettera l’annotazione dell’indizione, la quale, secondo il calcolo comune, sarebbe la III, ma secondo la computazione adottata nell’epistolario Gregoriano è la IV.